La direttiva europea sulle case green sta facendo molto discutere, sta suscitando aspre polemiche e la gente è giustamente spaventata. Abbiamo intervistato sull’argomento Gianluigi Paragone, politico e giornalista.
Potrebbe spiegare ai nostri lettori in cosa consiste la direttiva europea sulle case green?
La proposta di direttiva che viene discussa a Bruxelles rappresenta, inutile girarci intorno, un violento attacco contro gli italiani. Prendere di mira gli immobili, in un Paese che conta l’80% di proprietari di case, è devastante per i cittadini e per la nostra economia. La direttiva in discussione prevede che nell’Unione europea gli edifici nuovi dovranno essere a emissioni zero entro il 2030.

Ma anche gli edifici esistenti dovranno diventare a emissioni zero entro il 2050 con step intermedi per gli immobili residenziali: si chiede ai proprietari di case di raggiungere la classe energetica E entro il gennaio 2030 e la classe D entro il gennaio 2033. Sono tempistiche assurde, anche perché come al solito Bruxelles guarda alla situazione del Nord Europa penalizzando gli altri. Il 75% di case italiane avrebbe bisogno, secondo questi parametri, di essere ristrutturato in tempi tecnici brevissimi. Una follia, che oltretutto è inutile da un punto di vista globale. L’Italia emette in totale 410 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, pari all’1,1% di quelle mondiali. La riduzione delle emissioni sarebbe di 41 milioni tonnellate all’anno, pari allo 0,11% delle emissioni globali. Stiamo parlando del nulla, che però ci costerebbe 1.500 miliardi di euro.
Quali sono i rischi più gravi legati a questa direttiva per quello che riguarda il nostro Paese?
I parametri green costano tantissimo e vanno a incidere sul patrimonio degli italiani. Che saranno costretti a ristrutturare per forza delle case, magari ereditate dai genitori, che non sono dentro gli standard europei. Se non ristrutturi, la tua casa improvvisamente vale zero. La tua eredità diventa un costo e non può nemmeno essere venduta. Un danno economico impossibile anche da quantificare: pensiamo a chi deve già pagare un mutuo, che si troverebbe a dover sostenere anche la ristrutturazione, pena il dover versare soldi per un immobile senza più alcun valore. La crisi dei subprime del 2008 non ha insegnato niente? Perché ci sono anche le banche, che in pratica hanno immobili in garanzia dei prestiti. Tutto il sistema finanziario ed economico rischierebbe di andare in pezzi. La ricchezza degli italiani è fatta di risparmi e proprietà immobiliari, la direttiva europea è irricevibile.
Quali categorie sociali rischiano di più?
Secondo questi parametri, si chiederebbe agli italiani di mettere mano ai portafogli. E si parla, complessivamente, di cifre altissime che andrebbero a penalizzare persone che già faticano ad arrivare a fine mese. A essere maggiormente penalizzata sarebbe la classe media, che da decenni viene vessata e spremuta in ogni modo possibile. Non si può pensare che famiglie normali possano investire decine di migliaia di euro in ristrutturazioni che, oltretutto, richiederanno tempo per essere effettuate, con tutti i conseguenti disagi per la vita quotidiana delle persone. Poi, come già ricordato, sarà penalizzato chiunque abbia acceso un mutuo. Si tratta di soggetti e famiglie che per la maggior parte fanno già grandi sacrifici, e non possono accollarsi altre spese. Si arriverà al punto che la gente dovrà decidere se fare la spesa o vedersi azzerare il valore dell’immobile. Per non parlare dei giovani in cerca di un’abitazione per iniziare un vita autonoma o per mettere su famiglia. O dei pensionati che arrancano per la sopravvivenza. Una prospettiva devastante.

C’è la possibilità che la direttiva alla fine non diventi vincolante nel nostro paese e che l’Italia possa evitarla?
Se la direttiva passerà così com’è, l’unico modo di contrastarla sarebbe quella di opporsi e di dare battaglia in sede europea. Come sempre è una questione di scelte politiche. Siamo sempre alle solite: da decenni i nostri governi si inchinano alle volontà europee e si fanno dettare l’agenda economica da Bruxelles. Ma qui siamo a un punto di svolta: o ci riprendiamo la nostra autonomia e la nostra sovranità, oppure saremo distrutti e soggiogati con tutte le conseguenze sulla vita degli italiani. Non a caso il mio partito si batte proprio per un ritorno alla sovranità monetaria e politica, per non essere ridotti a colonia di potenze straniere, lobbies finanziarie e multinazionali monopoliste.