Vaticano, dopo la truffa da 135 milioni di euro un nuovo scandalo. Soldi in cambio di un lavoro

La truffa da 135 milioni è ancora fresca in Vaticano ma già un nuovo scandalo ha bussato alle porte dello Stato Pontificio. Questa volta si tratta di un 54enne che in cambio di soldi prometteva lavoro come Gendarme 

“Pagami e ti farò assumere alla Gendarmeria vaticana”. Con queste parole un 54enne originario di Frascati, provincia di Roma, ha cercato di truffare un ragazzo disoccupato. L’obiettivo del truffatore era intascarsi i soldi ma lui prometteva un lavoro importante, addirittura come gendarme in Vaticano.

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Vaticano, dopo la truffa di 135 milioni di euro un nuovo scandalo. Soldi in cambio di lavoro (ansa) qnm.it

Ovviamente la truffa è stata mascherata e l’uomo denunciato dalla Polizia postale per i reati di sostituzione di persona e detenzione di armi. Il truffatore 54enne, una volta capito le aspirazioni lavorative del giovane, ha deciso di presentarsi a lui come un ufficiale dei Carabinieri con conoscenze intime nella Gendarmeria Vaticana.

Si sarebbe proposto come intermediario tra il disoccupato in cerca di posto fisso e i vertici responsabili del Corpo della Gendarmeria in modo da poter mettere una “buona parola”. Il giovane dopo un lungo scambio di email, ha versato una somma di denaro nel conto corrente del 54enne in cambio del posto di lavoro.

Scandalo in Vaticano, la truffa del posto fisso in cambio di soldi

Per risultare credibile agli occhi del giovane mal capitato, il truffatore di Frascati ha sottoposto il ragazzo anche ad una serie di test selettivi di ingresso con altrettanti conseguenti correzioni. Poi ha fatto riferimento a una convocazione futura presso la sede della Gendarmeria Vaticana. Era l’ultimo step (diceva l’uomo), quello in cui si prova la divisa e si prendono le misure.

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Vaticano, dopo la truffa da 135 milioni di euro, un nuovo scandalo (ansa) qnm.it

Il giovane disoccupato non aveva ancora scoperto che dietro tutto questo c’era solo una truffa. Tutto è venuto a galla quando il ragazzo convinto del buon esito delle selezioni, si è presentato di persona agli uffici del Corpo vaticano, quelli veri. Solo in quel momento, la stessa Gendarmeria ha segnalato l’intera vicenda alla polizia postale di Roma.

La Procura di Roma ha aperto un’indagine che ha portato, successivamente, alla denuncia del truffatore di Frascati. Nella perquisizione dell’abitazione del sospettato, come riporta Open, gli agenti hanno trovato devices e materiale che simulavano l’appartenenza a un corpo di polizia, due finte pistole  sprovviste del tappo rosso di sicurezza e due porta tessere riconducibili all’Fbi.

La truffa del palazzo a Londra: 135 milioni di euro spariti

Giovedì 16 marzo il monsignor Edgar Peña Parra, all’epoca dei fatti, sostituto della Segreteria di Stato, ha spiegato come è potuto accadere quello che non poteva succedere. L’arcivescovo è stato ascoltato come testimone nel processo sulla vendita del lussuoso palazzo di Sloane Avenue 60Londra.

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Vaticano, dopo la truffa da 135 milioni di euro un nuovo scandalo (ansa) qnm.it

Il venezuelano Peña Parra ha fatto sapere di aver ricevuto rassicurazioni puntuali da chi gli era stato presentato come legale della Segreteria di Stato. L’arcivescovo non sapeva che, in realtà, l’avvocato rappresentava anche gli interessi della controparte, ovvero il broker Gianluigi Torzi, imputato attualmente nel tribunale dello Stato Pontificio. La vicenda è stata ricostruita da La Repubblica e spiega che all’arrivo a Roma del monsignor Peña Parra, la Segreteria di Stato aveva già acquistato una parte del palazzo londinese.

Nel novembre del 2018 il capo dell’ufficio amministrativo monsignor Alberto Perlasca avverte il monsignor Peña Parra che il rischio di perdita totale dell’investimento è molto alto. Per evitare il collasso gli propone di comprare l’intero immobile. Peña Parra firma. Informando anche Papa Francesco. A un mese dalla firma, Perlasca comunica però all’arcivescovo che vuole annullare il contratto. Viene fuori che la Segreteria di Stato ha acquistato una scatola vuota. Così gli avvocati consigliano alla Segreteria di Stato di riacquistare in proprio la proprietà e Peña Parra chiede uno stanziamento straordinario allo Ior che, però insospettito, denuncia la vicenda alla magistratura vaticana. Si avvia il processo. Il danno complessivo stimato arriva a sfiorare i 135 milioni di euro.