Ucraina, trenta bambini tornano a casa: ne mancano migliaia

Almeno una trentina di bambini sono tornati a casa in Ucraina dopo essere stati strappati a forza dalle loro famiglie, ma sono centinaia i bimbi che ancora mancano all’appello

Sono tornati a casa in trenta. Ma il conto dei bimbi ucraini spariti dalle case occupate nel corso del conflitto dall’esercito russo non è preciso. Si parla di alcune migliaia.

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Una manifestazione che reclama i bimbi dispesi con centinaia di orsacchiotti abbandonati – Credits ANSA (QNM)

Le associazioni umanitarie dicono che essere precisi è impossibili considerando che in alcune zone calde della guerra non sanno nemmeno quanti siano i civili morti, quelli uccisi e quelli che sono riusciti a scappare.

Ucraina, i bimbi deportati

I bimbi che sono tornati a casa sono rientrati a Kiev.  I portavoce russi dicono che erano ospiti di strutture di accoglienza in Crimea o in territori lontani dal conflitto, al sicuro. Le testimonianze dei genitori, ma anche quelle dei ragazzini più grandi, tutti minori di 14 anni, parlano di un prelevamento a forza da parte di militari e di un lungo viaggio a bordo di un camion senza sapere dove fossero diretti.

Le associazioni umanitarie parlano chiaramente di deportazione. Ci sono voluti due mesi di trattative per riportarli a casa, e non sono nemmeno una piccola parte di quelli spariti dalle loro case… “nemmeno l’0.2%, calcoliamo che i bimbi al di sotto dei 15 anni dispersi siano non meno di 15mila. Forse anche 20mila” dicono i volontari di Children Heroes. E si tratta di una stima largamente approssimata per difetto rispetto a quanto riportano le amministrazioni di Kiev.

Esperienza allucinante

“Inizialmente ci hanno detto che eravamo lì per restare al sicuro. Poi che la nostra permanenza in quello che doveva essere una sorta di campeggio, una vacanza, sarebbe durata un mese al massimo. Siamo rimasti lì quasi un anno. Dopo l’estate ci hanno detto che saremmo stati adottati in Russia e che i nostri genitori non c’erano più” dice Yelena, 13 anni. Che invece la madre l’ha riabbracciata appena al di là del confine militare con la Bielorussia. La madre aveva viaggiato per tre mesi lungo il confine con la Polonia nel tentativo di avere informazioni. Yelena era in Crimea.

I bambini hanno raccontato di avere viaggiato in bus e in treno, e di avere visto centinaia di coetanei spaventati e in lacrime nelle loro stesse condizioni.

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Piccoli profughi ucraini giocano in un accampamento in Polonia – Credits ANSA (QNM)

Con topi e scarafaggi

Mosca ha negato di aver rapito i bambini affermando che sono stati portati via solo per metterli in salvo. La campagna mediatica russa ha minimizzato le denunce delle associazioni umanitarie. Ma i racconti dei bimbi sono terrificanti: “Ci spostavano ogni due, massimo tre settimane. Ho cambiato e città almeno sette-otto volte – dice Vitalyi, 11 anni – eravamo sorvegliati da uomini in divisa. Mangiavamo i loro avanzi. Alcuni di noi hanno dovuto convivere con topi, scarafaggi e cimici. Ci hanno trattato come bestie. Ci dicevano che dovevamo essere rieducati. A me personamlente hanno detto che i miei genitori non mi volevano più…”

Kateryna Rashevska, avvocato della ONG Centro per i diritti umani, ha detto che le prove raccolte contro le operazioni di rastrellamento russe sono decine e verranno sottoposte alla ICC, la corte penale internazionale che giudica i crimini di guerra. Sotto accusa i funzionari russi che hanno trasferito i bambini ucraini impedendone il ritorno a casa.