Sono trascorsi 6 anni dalla tragedia di Rigopiano. Parla uno dei sopravvissuti alla valanga del 2017. Giampaolo Matrone racconta le sue “due vite” e il processo infinito
Giampaolo Matrone è uno dei sopravvissuti alla valanga di Rigopiano del 21 gennaio 2017. Sono trascorsi sei anni dalla tragedia e Giampaolo, pasticcere di Monterotondo, quel giorno ha perso l’amore della sua vita: la moglie. Intervistato dal Messaggero, racconta la sua vita, anzi, come dice lui la “sua seconda vita”, quella prima della tragedia e quella dopo.

E’ sopravvissuto alla valanga dopo sessantadue ore passate sotto le macerie dell’hotel Rigopiano. Viene estratto vivo, ma le sue condizioni sono gravi. Nel tempo, Giampaolo si riprenderà fisicamente ma da quel giorno la sua vita è scandita dal volere giustizia per la morte di Valentina Cicioni, la moglie morta nel disastro.
Proprio oggi il gip del Tribunale di Pescara leggerà la sentenza nei confronti dei 29 imputati. Di questi, 25 la Procura ha chiesto ben 151 anni di carcere in totale. Solo per quattro dei 29 la Procura ha chiesto l’assoluzione. Al giornalista, il sopravvissuto racconta: “Ho una bambina da crescere e, dopo quel giorno, anche tante difficoltà fisiche, ma soprattutto mentali. Ora sono stanco, ma ho una figlia da crescere e ha diritto ad essere felice”.
Tragedia Rigopiano: parla Giampaolo Matrone, sopravvissuto alla valanga
Il processo infinito dopo una carambola di rinvii e tattiche finalmente sembra essere giunto al capolinea. Ci sono voluti sei anni per arrivare alla conclusione ed oggi parla con voce calma e tranquilla uno dei sopravvissuti alla tragedia di Rigopiano. Giampaolo Matrone è diventato, nel tempo, simbolo del dramma che ha sconvolto l’Italia intera quel 21 gennaio 2017.

In una intervista rilasciata per il Messaggero, Giampaolo risponde a chi gli chiede cosa si aspetta dal processo: “Spero che le risposte siano coerenti con quello che abbiamo chiesto. Se giustizia ci sarà, ci sia consentito anche di levarci qualche sassolino dalle scarpe. Nel rispetto delle persone che non abbiamo più con noi. Sono stati mesi difficili in cui sono stato molto male. Ma sono rimasto sempre in prima linea, devo vivere anche per mia moglie che non c’è più. Insieme con gli altri vincerò anche questa battaglia”.
Il momento più duro e, forse, il più difficile del lungo processo è stato ascoltare le parole degli avvocati difensori. Così racconta il pasticcere di Monterotondo: “Gli imputati li hanno definiti eroi. Hanno detto che stanno attraversando una tragedia simile alla nostra. Oggi però sto scaricando ansia ed emozione. Sono sempre stato negativo nei confronti dello Stato, dei Pm, dei giudici. Spero adesso di poter ringraziare tutte quelle persone che hanno contribuito a far emergere la verità e la giustizia”.
Il Processo infinito, le speranze di Giampaolo
Dopo la fine del processo, oggi, Giampaolo Matrone spera di aver fatto tutto il possibile affinché le vittime, compresa la moglie Valentina, abbia avuto giustizia. Poi dice: “So che ci sarà l’appello e anche altro. Ma è giusto tornare ad avere un po’ di serenità e cacciare via qualche mostro da casa. Vedremo come andrà, sono pronto a tutto. Ora non voglio pensare a domani, bisogna fare un passo per volta”.

Dal giorno della tragedia Giampaolo continua a vivere da “uomo buono”, padre amorevole e marito esemplare. Alla moglie Valentina dedica le ultime parole del racconto e come se fosse ancora lì con lui ad ascoltarlo, dichiara: “Tutto quello che ho fatto in questi anni l’ho fatto per te, nel bene e nel male. Tutto quello che farò lo farò per te e per nostra figlia, che è la cosa più bella che tu mi hai lasciato”.