La tragedia familiare è avvenuta a Bologna. Una donna di 76 anni uccide a coltellate il marito 78enne affetto da una grave malattia e poi tenta di suicidarsi. Il motivo dell’omicidio avvolto nel mistero
L’ennesimo caso di omicidio in famiglia. Questa volta a morire accoltellato è un uomo di 78 anni, Renzo Marchesi, affetto da tempo da Parkinson. La moglie di due anni più giovane ha pensato di farla finita, uccidendo con diverse coltellate al petto il consorte per poi tentare il suicidio. La tragedia si è consumata in un parcheggio nel mezzo della zona industriale di San Giovanni in Persiceto nel bolognese.

Secondo le prime indagini, l’anziana donna avrebbe utilizzato come arma per ammazzare l’anziano un coltello da cucina. Diversi i colpi inferti al basso ventre e in altre parti del corpo. Dopo il delitto la donna avrebbe rivolto la stessa arma contro se stessa colpendosi all’inguine e ai polsi.
Arrivati sul posto gli investigatori hanno trovato riverso sul sedile posteriore della sua automobile, una Nissan bianca, il cadavere della vittima. Mentre la donna, gravemente ferita, è stata trasportata d’urgenza all’ospedale Maggiore di Bologna.
Tragedia familiare a Bologna: accoltella al petto il marito malato e tenta il suicidio
Il dramma si è consumato poco prima delle 20:00 in via Sabin, zona industriale di San Giovanni in Persiceto, Bologna. La coppia di anziani coniugi, secondo quando riporta il Resto del Carlino, era appena andata a fare la spesa. Poi, per motivi ancora da chiarire, l’automobile viene parcheggiata negli stalli, adiacenti ad alcune aziende. La moglie, 76 anni, avrebbe così estratto un coltello da cucina, utilizzato come arma, e inferto diverse coltellate al marito 78enne.

L’uomo, affetta da Parkinson, è deceduto per le gravissime lesioni riportate al petto. L’anziana donna, dopo aver ucciso il marito, ha tentato a sua volta di farla finita dirigendo l’arma bianca verso se stessa colpendosi ai polsi e al basso ventre. Secondo una prima ricostruzione fatta dagli inquirenti, l’intendo della 76enne, era quello di mettere in scena un omicidio-suicidio.
La lesione che la donna si è procurata, però, non è risultata fatale. Trasportata in codice rosso prima all’ospedale di San Giovanni e poi trasferita all’ospedale Maggiore di Bologna, l’anziana non risulterebbe in pericolo di vita, seppur le sue condizioni risultano essere drammatiche. Attualmente è piantonata a vista dai militari dell’Arma dei carabinieri. Non si esclude nei suoi confronti la richiesta di una perizia psichiatrica.
La dinamica dell’omicidio
La Procura di Bologna valuterà, in un secondo momento, se richiedere che venga disposta sulla donna una misura cautelare. Dopo la tragedia sono intervenuti sul luogo del fatto i carabinieri della Compagnia di San Giovanni in Persiceto, la Scientifica, il medico legale e la pm di turno, Francesca Rago che hanno fatto partire le indagini per cercare di ricostruire l’esatta dinamica dell’omicidio. A supportare le indagini anche una pattuglia della polizia del commissariato locale.

Dopo l’omicidio e il tentato suicidio della 76enne, gli inquirenti stanno cercando di ricostruire gli ultimi spostamenti della coppia di coniugi. Al momento non sarebbero stati trovati all’interno dell’abitacolo biglietti d’addio che possano far pensare a un gesto premeditato o concordato da entrambi.
Questa ultima ipotesi avanzata dagli inquirenti ricorda molto da vicino quella accaduta ad altri due coniugi: Maria Rosa Elmi e Mauro Bergonzoni. In quel caso ad uccidere era stato il marito 77enne, ex cacciatore, che uccise la moglie con un colpo al cuore. Come nell’omicidio di Bologna, anche in questo caso, il marito tentò di togliersi la vita ma rimase vivo per miracolo grazie all’intervento tempestivo di un carabiniere.
Nei giorni successivi la tragedia, la Corte di Cassazione aveva condannato l’uomo a 8 anni di reclusione con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato. Ma la vicenda si concluse in modo diverso per il pensionato poiché il reato venne declassato a omicidio del consenziente, uno tra i primissimi casi in Italia. Il motivo era che la vittima e moglie dell’imputato, Maria Rosa era da tempo malata e implorava il marito di ammazzarla.