La tragedia del Jolly Nero accaduto nel 2013 provocò nove morti, a distanza di tempo nuovi dettagli sul processo. Assolto un ex ammiraglio.
Sono passati quasi dieci anni da quel 7 maggio 2013, giorno in cui la nave porta container Jolly Nero prese in pieno la torre piloti del porto di Genova durante una manovra. A causa dell’impatto con l’imbarcazione della compagnia Messina persero la vita nove persone.

Adesso emergono novità con i sei imputati, tutti accusati di aver costruito in malo modo e nel luogo sbagliato la torre successivamente crollata. Dei sei imputati nessuno sarebbe stato condannato, tutti sono stati infatti assolti.
Cosa emerge dal processo bis
Proprio questo processo riguarderebbe nello specifico la collocazione della Torre vicino il Molo Giano, di fatto era concentrato sulle responsabilità circa la costruzione e la conseguente posizione nonostante il pericolo potenziale di incidenti. Durante la lettura della sentenza, inoltre, non sono mancati i momenti difficili e le tensioni inevitabili.
Il processo sulla costruzione della torre sarebbe partito proprio grazie alla madre di Giuseppe Tusa, una delle vittime del disastro accaduto quasi 10 anni fa, opponendosi alla richiesta di archiviazione. “Mio figlio e gli altri si sono ammazzati da soli? Giudici, voi non ce l’avevate un figlio lì sotto. Ma i potenti non si toccano vero? Il porto di Genova non si tocca“, ha dichiarato la donna dopo la lettura della sentenza.

Il procuratore generale Enrico Zucca aveva chiesto 2 anni e sei mesi per l’ammiraglio Felicio Angrisano, ex comandante della Capitaneria di porto di Genova, nonché ex comandante generale delle Capitanerie. L’uomo ha preferito non commentare dopo quanto letto durante la sentenza. “Assolto perché il fatto non costituisce reato“, ha ribadito il giudice.
La Corte ha assolto lo strutturista Angelo Spaggiari (in primo grado un anno e sei mesi), l’ex tecnico del Consorzio autonomo portuale Paolo Grimaldi (2 anni in primo grado) e l’altro strutturista Mario Como (1 anno e sei mesi). Fra gli assolti figurano anche Fabio Capocaccia (commissario del Consorzio autonomo portuale di Genova) e Giovanni Lettich del Corpo piloti. L’accusa era di omicidio colposo plurimo per la morte di nove persone.
Le vittime
Durante quella giornata del 2013, la Jolly Nero terminò contro la Torre del Molo Giano, probabilmente per alcuni errori umani, compiuti dai vertici dell’equipaggio, insieme a guasti tecnici e poca attenzione a realizzare un monitoraggio efficace sull’opera. Nel primo filone d’inchiesta erano stati condannati a 7 anni l’allora comandante Roberto Paoloni, 5 anni per il primo ufficiale di coperta Lorenzo Repetto e 4 anni per il responsabile della sala macchine Franco Giammoro.

A causa di quel crollo morirono i militari della Capitaneria Marco de Candussio, Francesco Cetrola, Daniele Fratantonio, Giovanni Iacoviello, Davide Morella e Giuseppe Tusa. Persero la vita anche il pilota 44enne Michele Robazza e gli operatori radio dei rimorchiatori Maurizio Potenza e Sergio Basso.
La rabbia delle famiglie
Grande amarezza per l’esito del processo, i familiari delle vittime hanno accolto con grande dolore e rabbia la lettura della sentenza che ha assolto tutti dal processo bis. A parlarne è anche la mamma di Giuseppe Tusa. La donna ha ribadito che si vociferava una cosa del genere, da qui la presenza in aula degli imputati, con tanto di commento dopo la lettura della sentenza.
“Casualmente erano assenti in primo grado, quando sapevano che sarebbero stati condannati. Il problema è che nel primo filone del processo, quello sulla nave, i ministeri italiani si erano costituiti parte civile, in quanto avevano subito un danno nella distruzione della torre. In questo invece è lo stesso Stato italiano a essere sotto accusa. Quando il giudice ha emesso la sentenza gli ho gridato che era un venduto, e che aveva deciso così soltanto perché su quella torre non c’era il suo di figlio“, ha ribadito la donna.