Sanità: che fine hanno fatto i 165 milioni alle Regioni per dimezzare i tempi delle liste d’attesa

Tasto dolente della sanità italiana in questi ultimi anni sono le lunghe liste di attesa che i cittadini si trovano a dover affrontare quotidianamente. Quei 165 milioni stanziati alle Regioni con lo scopo di abbattere proprio i tempi di attesa non sono stati mai utilizzati. Perché?

Tallone d’Achille nella sanità pubblica italiana, tra le altre cose di cui ne è sopraffatta, c’è sicuramente la lista di attesa. Un problema che diventa ogni giorno sempre più pesante e ingombrante per la cittadinanza che, ormai rassegnata dai tempi biblici, rinuncia alle prestazioni ambulatoriali pubbliche, visite varie, accertamenti ed esami, per rivolgersi (chi può permetterselo) a strutture private.

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Sanità, che fine hanno fatto i 165 milioni destinati alle Regioni per dimezzare i tempi delle liste d’attesa (ansa) qnm.it

Anche nel 2022, così come accadeva l’anno precedente, quello del Covid, le Regioni, secondo quanto chiarito di recente da Agenas, non sono state in grado di produrre lo stesso numero di prestazioni che facevano prima del Covid, muovendosi in ordine sparso.

Eppure qualcosa non torna se si pensa che avevano a disposizione anche risorse economiche “straordinarie”, fondi per la precisione, che sarebbero dovuti servire ad aumentare l’offerta già dall’anno scorso. Ma che fine hanno fatto tutti quei soldi destinati proprio ad ammortizzare i tempi d’attesa negli Ospedali italiani?

Sanità, il mistero della scomparsa dei 165 milioni che servivano per abbattere i tempi delle liste d’attesa

I fondi stanziati a fine 2021 dall’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, ottenuti dal precedente governo Draghi per aiutare la Sanità pubblica italiana, erano2 miliardi di euro. Di questi ben 500 milioni erano destinati alle diverse Regioni italiane per dimezzare i tempi divenuti insopportabilmente lunghi, delle liste d’attesa.

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Sanità, che fine hanno fatti i 165 milioni destinati alle Regioni per dimezzare i tempi d’attesa delle liste (ansa) qnm.it

Si scopre che il 33%, ovvero 165 milioni di euro non sono stati mai utilizzati. La domanda sorge spontanea: perché vista la situazione di caos in cui si trovavano le agende dell’attività specialistica in tutta Italia? Logicamente, tutti avrebbero dovuto sfruttare l’occasione eppure qualcuno non è riuscito nell’intento, o più semplicemente non ha voluto.

Allora, come sono stati usati quei 165 milioni di euro? E chi tra le Regioni ne ha davvero usufruito e chi, invece, ha fatto “finta di niente” virando i fondi in altri “progetti”. La lista delle migliori tre Regioni e quella delle peggiori.

Le Regioni che sono andate bene e quelle che sono andate male

Tra tutte le Regioni italiane che hanno davvero usufruito dei fondi stanziati per dimezzare i tempi delle liste d’attesa ce ne sono 3 che spiccano e che, in alcuni casi, hanno anche speso qualcosina in più a riguardo. Parliamo della Regione Emilia-Romagna (37 milioni), Friuli (10 milioni) e Piemonte (36 milioni). Come riporta la Repubblica, la Liguria invece è al 100% (di 13 milioni).

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Sanità, che fine hanno fatto i fondi stanziati per dimezzare i tempi delle liste d’attesa (ansa) qnm.it

Mentre, tra quelle che sono andate benino, c’è la Toscana (91% di 31 milioni) la Lombardia (85% di 84 milioni), la Basilicata (81% di 4,5 milioni), il Veneto 80% di 41 milioni. Dal lato opposto, ovvero tra coloro che, invece, non hanno investito tutto il capitale a disposizione spiccano: il Molise con solo 2,5 milioni spesi, ovvero l’1,7% di quanto aveva a disposizione.

Male anche la Regione Sardegna (con il 26%); la Sicilia (28%); la Calabria e la Provincia di Bolzano (29%). Subito dopo si posizionano la Valle d’Aosta (32%), la Campania (35%) e le Marche (36%). Mentre hanno speso per le attese sono la metà dei soldi la Regione l’Abruzzo, il Lazio e la Provincia di Trento. Infine, con il 62% e il 66%, quindi poco più della metà, si posizionano rispettivamente l’Umbria e la Puglia. In merito a questo “fallimento” recentemente il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha richiamato le amministrazioni locali evidenziando come mai i soldi non siano stati usati. Poi, come riporta anche il quotidiano la Repubblica, il ministro ha detto: “Nel Milleproroghe abbiamo stanziato 380 milioni per tagliare le liste di attesa e lavoriamo ad una riforma del sistema. Fatemi dire che è inaccettabile che ci siano regioni che hanno già impegnato questi fondi e altre che restano invischiate in ritardi, lungaggini, giri di parole. Tutto ciò è inaccettabile”.