Una bomba elimina Maksim Fomin, alias Vladen Tatarsky, blogger ucraino con simpatie ultranazionaliste che si era schierato dalla parte dei russi
Non era un giornalista, e nemmeno un blogger, anche se amava definirsi ‘una voce libera, autorevole e senza filtri’. Maksim Fomin era un terrorista nato nel territorio del Donbass e passato alla Russia.

Cultura militare, mentalità di estrema destra fortemente collegato alle realtà eversive ultranazionaliste, era una spina nel fianco anche per il Cremlino.
Russia, chi era Fomin-Tatarsky
“Dobbiamo prenderci l’Ucraina, e poi anche l’Europa: non prima di averla messa in ginocchio e sodomizzata” aveva scritto in uno dei suoi ultimi post su un blog che firmava da qualche tempo con il suo pseudonimo, Vladen Tatarsky.
Detestava l’Ucraina ed era rientrato in patria solo per mettere in ginocchio il territorio nel quale era nato. Stando alle ricostruzioni e alle testimonianze, aveva commesso ogni genere di violenza vietata da qualsiasi trattato, persino in tempi di guerra. Omicidi, rappresaglie nei confronti di donne e bambini, deportazioni. Definiva gli ucraini ‘russi mentalmente inabili, buoni solo per la schiavitù in miniera e nei campi’
Vladlen Tatarsky era il protagonista di un romanzo di Viktor Pelevin, una sorta di Macchiavelli dei giorni nostri nei cui trattati si idealizzava l uomo in grado di influenzare attraverso le sue realtà virtuali le decisioni politiche di qualsiasi governo.
Un terrorista travestito da blogger
Aveva oltre mezzo milione di abbonati cui regalava la sua verità, spesso intrisa di veleno e di violentissime critiche anche all’esercito russo e ai suoi generali, considerati incompetenti e ‘morbidi’. La grande colpa della Russia e di Putin era stata quella di non essere arrivati fino a Kiev, e di non avere messo in ginocchio l’Ucraina anche con le armi nucleari se fosse stato necessario.
Si collegava molto spesso in video per una specie di reportage nel quale ospitava militari, uomini politici ed era vicinissimo al Gruppo Wagner e al suo fondatore, Yevgeny Prigozhin. È morto proprio nel bar dove erano soliti riunirsi gli attivisti della Wagner, tecnici informatici dediti a pirateria online e azioni di hacking.

Una bomba nel bar della Wagner
Secondo le fonti di intelligenze la bomba era nascosto in un regalo indirizzato a lui personalmente. Nell’esplosione sono rimaste ferite almeno altre venti persone.
Aveva 41 anni. Quando Putin organizzò la conferenza stampa successiva all’annessione di Donbass e Crimea dichiarò… “Ora dobbiamo vincere, uccidere tutti e depredarli. Ci prenderemo tutto quello che deve essere nostro”.