Roma sempre più criminale: dalla droga importata dalla ‘Ndrangheta al controllo delle piazze. Chi comanda nella Capitale? La mappa dei clan e gli equilibri mafiosi saltati
I fatti di sangue che negli ultimi giorni si sono registrati nella Capitale sono aumentati in modo esponenziale. Dall’agguato a Casal de’ Pazzi con l’uccisione di un muratore 33enne, allo Chef Manuel Costa, freddato davanti al suo ristorante poche ore dopo nel quartiere Esquilino, sino all’ultimo morto ammazzato, Luigi Finizio, deceduto vicino a un distributore della benzina nel quartiere Torpignattara.

Gli omicidi avvenuti tutti con la stessa modalità, colpi di pistola esplosi per le vie della città e così la pista della malavita romana si fa sempre più strada tra gli inquirenti che indagano. Questioni legati al mondo della droga e del traffico internazionale di stupefacenti sono la base dei delitti che fanno pensare ad affari economici loschi e a una guerriglia tra clan.
La domanda posta è: chi comanda nella Capitale? La mappa dei clan è variegata, ogni gruppo mafioso stringe alleanze trasversali: dallo spaccio di cocaina che arriva a Roma importata dai calabresi, sino agli albanesi, in scena dal 2018, che si occupano di usura ed estorsione.
Roma criminale. La mappa dei clan
Il punto cardine tra i clan sono gli affari sporchi, ovviamente. E se qualcosa non va come deve, saltano le teste. Una guerra di sangue per spartirsi il territorio sempre più violenta si fa strada a Roma. Chi comanda nella Capitale è riuscito a dividersi le zone e nel farlo si è imposto con la forza tipica della mafia, ricevendo il tacito consenso dei residenti del quartiere. Un consenso che passa anche per l’intimidazione e di certo, non segue le vie regolari.

C’è chi “aiuta” ma in cambio pretende riconoscenza e omertà. E così il sistema mafioso si espande e si nutre. Tra i clan che vigilano sul territorio romano ci sono le mafie autoctone come la ‘Ndrangheta e la camorra. E da qualche anno gli albanesi che dal 2018 hanno iniziato a prendersi lo spazio nella mala romana. Sono loro che, complici degli altri clan, figurano tra gli autori degli ultimi delitti balzati alle cronache, guadagnandosi così il loro posto a tavola.
Fino allo scorso 13 marzo, prima dell’uccisione di Luigi Finizio appartenente al clan dei Senese, le relative piazze di spaccio e gli equilibri sono sempre rimasti quelli. Ora no, qualcosa è cambiato. Se l’ultimo omicidio fosse un avvertimento indirizzato al clan camorristico da tempo stabile a Roma ci sarebbe da tremare poiché significherebbe che quell’equilibrio è saltato completamente. E la prima avvisaglia si era già avuta dopo l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik. Al momento, Roma appare una città divisa in quartieri (poco raccomandabili) tanti quanti sono i suoi capi clan.
Gli interessi mafiosi delle cosche nella Capitale
Lo scenario che si palesa in città è quello di clan e cosche che con la droga rappresentano il vero motore dell’economia losca a Roma dove tutti ci guadagnano. Ma chi sono questi? I loro nomi sono noti in decine di inchieste, anche se i capi sono stati arrestati o morti, la “famiglia” continua a vivere. Così la mappa mafiosa parte dal quartiere di Tor Bella Monaca: qui sono state censite almeno 13 piazze di spaccio ma ad oggi nessuna di queste è stata debellata. A rimanere stabili sono, come riporta Repubblica, i Moccia, i Cordaro, i Bevilacqua, i Longo, gli Sparapano. Nessuno di loro è stato annientato dalle operazioni di polizia. I legami di convenienza, qui, si fanno tra matrimoni discendenti in modo che gli affiliati possano continuare ad operare per “nome di”.

Nel quartiere periferico di San Basilio ci sono i Marando – clan ‘ndranghetista – che negli anni continuano ad essere tra i più forti nella gestione dello spaccio di droga. Stesso esempio seguito anche nel centro storico dagli Alvaro e poi sul litorale romano con i Gallace, i Perronace, i Tedesco e i Madaffari infiltrati nel tessuto commerciale di zona. Secondo un rapporto sulle mafie del Lazio, si legge, come riporta Repubblica: “Le famiglie di ‘ndrangheta, soprattutto nella città di Roma, operano spesso in accordo con organizzazioni diverse, distribuendo sul territorio grossi quantitativi di stupefacente e acquisendo il controllo di aziende in difficoltà prima vessate con condotte usuraie”.
Stesse parole anche nell’ultimo rapporto sulle mafie nella Regione Lazio, dove si racconta: “Non è la prima volta che gruppi dediti al narcotraffico in alcuni quartieri in cui le mafie hanno il controllo del territorio si trovano in interazione con il mondo delle squadre di calcio di quartiere”. (vedi Alfredo Marando in passato è stato anche il presidente del “Real San Basilio Calcio”). Come lui, anche i clan Gambacurta e Cordaro di Montespaccato fautori di investimenti in Sardegna in una società di calcio. Poi c’è il clan dei Senese che nei quartieri Tuscolano e Quadraro, zona sud-est di Roma, continuano a comandare con il tentativo di espandersi anche verso il frusinate e nel basso Lazio. Infine, il clan dei Casamonica, quartiere Romanina. Nel quartiere di Primavalle i Domizi e i Nicitra. Al Tufello rimangono stabili i Primavera e i Romagnoli, e i Pelle al quartiere Casilino. Ad Ostia la cosca dei Spada in alleanza con il clan Esposito. Infine gli ultimi arrivati, gli albanesi.