Renato Vallanzasca è un ex boss in carcere praticamente da oltre 50 anni a causa di quattro ergastoli: la storia dell’uomo dalle varie rocambolesche fughe che ha ottenuto nuovamente i permessi premio.
Renato Vallanzasca è l’ex boss della Comasina che deve scontare in carcere 4 ergastoli per un totale di 295 anni di reclusione. La carriera del “Bel René“, così soprannominato all’interno degli ambienti criminali, iniziò da molto giovane, praticamente all’età di 8 anni.

Con un compagno tentarono di far uscire una tigre dalla gabbia di un circo: in quella circostanza, a distanza di poche ore, fu prelevato e trasferito presso il carcere minorile Beccaria.
La storia
Una infanzia vissuta nel quartiere Giambellino, a Milano, dove formò una banda dedita a taccheggi e furti. La sua banda della Comasina si contrappose negli anni a quella di Francis Turatello. E fu proprio grazie all’attività illecita che Vallanzasca acquisì ricchezza e condusse una vita con tutti gli agi possibili: nel 1972 il primo arresto causato da una rapina all’interno di un supermercato.

All’interno di San Vittore trascorre diversi anni, provando in varie volte la fuga. Sono oltre 30 le case circondariali cambiate dopo sommosse, pestaggi e vari episodi di risse. A metà anni Settanta un ricovero a causa dell’epatite gli permise di evadere, in seguito riuscì a compiere decine di rapine e diversi omicidi: morirono sotto i colpi della banda un medico, un impiegato bancario e anche quattro poliziotti.
Dai sequestri al matrimonio in carcere
La banda decise di cambiare strategia e passare ai sequestri di persona (due denunciati, altrettanti no). Uno dei più conosciuti fu quello di Emanuela Trapani, figlia di un imprenditore meneghino, liberata in seguito ad un riscatto pagato del valore di un miliardo di lire. Questa vicenda fu teatro di uno scontro con la polizia sull’autostrada, zona Dalmine (Bergamo), con tanto di due poliziotti morti.

Nel 1979 sposò Giuliana Brusa, l’anno successivo fuggì in maniera rocambolesca da San Vittore, prendendo in ostaggio un brigadiere, poi la nuova cattura. Nel carcere di Novara, invece, fu accusato di aver ucciso Massimo Loi, ex membro della sua banda, accusato di essere una spia.
Ma la sua evasione più famosa avvenne mediante un oblò del traghetto Genova–Sardegna: Vallanzasca non voleva andare nel carcere di Nuoro per scontare la pena. Diversi tentativi di fuga, arresti e poi anche la richiesta della grazia, datata 2005, con una lettera invita anche all’ora ministro di Grazia e Giustizia Roberto Castelli.
Le novità sui permesso premio
Renato Vallanzasca è attualmente detenuto nel carcere di Bollate e ha richiesto tramite la sua difesa di poter usufruire dei permessi premio sospesi durante gli scorsi mesi di febbraio e marzo. Secondo quanto ribadito di recente, l’ex boss non avrebbe compreso gli orari e anche le uscite durante il periodo di permesso. Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha ascoltato la richiesta dei legali di Vallanzasca.
“Il detenuto ha sempre rispettato scrupolosamente le prescrizioni. Ha sempre tenuto un comportamento esemplare. Nessun rilievo è mai stato mosso nei suoi confronti. I permessi premio hanno avuto per il soggetto una funzione risocializzante e pedagogicamente rilevante. Sono stati fruiti presso la struttura della comunità. Questo è divenuto per lui vero e proprio ambito affettivo e di confronto”, si legge nella nota.