Bambino lasciato nella culla per la vita con tanto di attivazione del sistema: il neonato sta bene ed è stato sottoposto ad alcuni necessari controlli di routine presso il Policlinico Mangiagalli di Milano.
La struttura ospedaliera Mangiagalli di Milano ha visto attivarsi la culla per la vita che ha accolto un bambino di pochi giorni di vita. Il neonato pesa 2,6 chilogrammi e gode di buona salute.

Si tratta del terzo bambino che viene affidato alla culla per la vita, di fatto la versione completamente diversa e più adeguata dell’ormai obsoleta ruota degli esposti. Il piccolo è attualmente sotto il costante controllo degli specialisti del reparto di Neonatologia della clinica meneghina.
Di cosa si tratta e come funziona
Il bambino nato da pochi giorni è stato lasciato dalla madre nella culla per la vita. Fonti dell’ospedale parlano di buona salute per il piccolo Enea. Si tratta di un angolo discreto, lontano dagli occhi delle telecamere, che consente di poter usufruire di un ambiente e riscaldato per lasciare il piccolo in assoluta sicurezza e anonimato. Bastano circa 30-40 secondi, il tempo dato al genitore per allontanarsi, poi l’allarme discreto avverte gli infermieri.
Enea è il terzo neonato lasciato nella culla per la vita dopo i piccoli Mario e Giovanni. La sua mamma ha deciso di lasciarlo in un luogo protetto durante la giornata di domenica 9 aprile 2023, con tanto di lettera allegata. La madre ha scritto un messaggio per spiegare la decisione sofferta, ribadendo come il bambino sia sano e che tutti gli esami fatti in ospedale non avrebbero presentato alcun problema.

La culla per la vita del Policlinico Mangiagalli di Milano è datata 2007. Una luce illumina una saracinesca di piccole dimensione, il tutto dotato di un ambiente sicuro e al riparo da qualsiasi altro problema. I medici hanno spiegato che non avrebbe proprio nulla a che fare con la datata ruota degli esposti, “è molto di più“.
Il genitore che decide di lasciare il piccolo deve semplicemente schiacciare un pulsante. Nell’immediato la saracinesca si alza e all’interno della piccola struttura vi è una incubatrice in cui riporre il neonato, al caldo (temperatura di 37 gradi).
La lettera della madre di Enea
La mamma del piccolo ha lasciato una lettera nella struttura per spiegare la decisione sofferta e allo stesso tempo inevitabile. “Ciao mi chiamo Enea. Sono nato in ospedale perché la mia mamma voleva essere sicura che era tutto ok e stare insieme il più possibile“, ribadisce la donna.
La donna ha spiegato nel messaggio di voler tanto bene al suo piccolo, ma di non potersene occupare. La culla per la vita è una novità introdotta nel nosocomio meneghino dal 2007 sulla quale si è discusso per diverso tempo. A parlare della vicenda è Fabio Mosca, direttore di Neonatologia e Terapia intensiva neonata presso il Policlinico di Milano. “Questo luogo ci permette di accogliere il bimbo e di aiutare la mamma nella sua drammatica scelta, in tutta sicurezza“, ribadisce l’esperto sanitario.

C’è spazio però anche per un messaggio che va oltre il semplice abbandono del piccolo in questione. “Vivo però questo evento anche come una sconfitta a livello sociale, perché in qualche modo non siamo stati in grado di intercettare una madre in grande difficoltà. Madre che, qualora ci ripensasse, siamo pronti ad accogliere e ad assistere“, spiega Mosca.
Lo stesso Fabio Mosca ha ribadito che oltre alla culla per la vita è concessa alle donne la possibilità di partorire in anonimato, tutto questo per la sicurezza della bimba o del bimbo e anche della sua mamma. “È una decisione drammatica, ma la culla consente di affidare il piccolo ad una struttura dove gli sono garantite cure immediate e che preserva l’assoluto anonimato per i genitori“, conclude.