Sul delitto del capo ultras della Lazio Fabrizio Piscitelli, chiamato da tutti Diabolik, emerge una intercettazione: a parlare è un camorrista con la moglie e il figlio.
La vicenda risale al 2019 con un camorrista intercettato durante un colloquio in carcere con il figlio Vincenzo e la moglie Raffaella. I tre avrebbero parlato dell’ex capo ultras della Curva Nord della Lazio, ucciso il 15 settembre 2019, con tanti di commenti su quanto accaduto a Roma.

Il camorrista è Michele Senese detto O’ Pazzo il quale decise esporsi, con una frase piuttosto forte, in merito alla vicenda accaduta nella città capitolina. Proprio da lì, almeno secondo quanto riportato dagli inquirenti, si sarebbe creato un nuovo squilibrio nella criminalità organizzata.
Le dichiarazioni di Senese
Le parole dell’uomo arrivarono in seguito all’uccisione dell’ex capo della Curva Nord della Lazio, morto a causa di un colpo di pistola esploso contro al parco degli Acquedotti. “Non ti posso dare un cucchiaino di polvere, l’apro e vi do un cucchiaino di polvere ad ognuno, ve lo mettete dentro al brodo“, dichiarò all’epoca dei fatti Senese durante un confronto con la famiglia.
Proprio queste frasi sarebbero state oggetto di intercettazioni, durante l’indagini della Squadra mobile di Roma, proprio su delega della Direzione distrettuale antimafia. Gli inquirenti ipotizzano che dietro l’omicidio Piscitelli possa esserci la mano della famiglia Senese. Con questo delitto si sarebbe così interrotta la pace, dando spazio a nuovi affari sul fronte dello spaccio. Astio evidente quello emerso fra il gruppo guidato da Fabrizio Fabietti (socio di Diabolik) e il gruppo di Primavalle capeggiato da Leandro Bennato, Alessandro Capriotti e Giuseppe Molisso.

L’omicidio di Diabolik avvenne intorno alle ore 19, di fatto quindi alla luce del giorno, proprio in un luogo di Roma Sud, indicato dagli inquirenti come territorio dei Senese. Per quell’omicidio fu arrestato Raul Esteban Calderon, accusato di essere il mandante materiale del delitto. La Procura di Roma ha intanto chiesto l’archiviazione di Bennato, Capriotti e Molisso, indicati come possibili mandanti, per mancanza di indizi sufficienti.
Dopo il delitto fecero seguito due importanti operazioni, realizzate da Squadra Mobile e Guardia di Finanza, mettendo fine al gruppo di Fabietti e quello degli albanesi, questi ultimi tempo fa agli ordini proprio di Diabolik. L’alterazione degli equilibri criminali fu causa di faide per controllare le zone di spaccio.
Cosa emerge
Il pubblico ministero antimafia ha ribadito che “la malavita romana è fatta di alleanze dettate dalla droga che però cambiano di continuo alimentando i conflitti. Uno scenario connotato da forme di criminalità organizzata di altissima pericolosità sociale, attraversato da continui riposizionamenti per il predominio territoriale e il delineamento dei confini“.
Proprio gli investigatori avrebbe constatato come Diabolik abbia scardinato spazi di competenza che i “Senese avevano tenuto in piedi con grande fatica“. La sua voglia di fare “le cose in grande” sul fronte “del controllo e del potere” gli sarebbe costata cara con l’esecuzione al parco degli Acquedotti.

A parlarne fu anche Raffaele Purpo detto “Il mafia”, amico di Piscitelli e altro uomo morto in casa nel 2021 al Quadraro, zona Roma Sud, stesso luogo d’origine di Diabolik. “Diabolik se doveva fa i ca*** sua“, disse tempo fa Purpo intercettato. Gli inquirenti parlarono di questa frase, ricollegandola alla pretesa di Diabolik, relativa al 50% del debito di 300mila euro contratto da Capriotti con gli albanesi.
“Mo lascia sta che quello ha solato tutti, ma tu te vai a prende i soldi che non so i tua? Perché Diabolik se li stava a pija lui. Io gliel’ho detto“, aggiunse Purpo riferendosi a Capriotti.
Cosa c’entra l’ultimo delitto accaduto a Roma
Ed è proprio da qui che sarebbe partita anche l’analisi dell’ultimo delitto, accaduto in via dei Ciceri, sempre al Quadraro, con protagonista Luigi Finizio detto Gigio. Si tratta di un uomo ucciso a colpi di pistola mentre faceva benzina, nonché cugino di Angelo Senese. In questo caso il timore sarebbe di una vendetta e di altre vittime per il controllo del potere a Roma.