Militare morto a Roma dopo un pestaggio, spunta una testimone| Cosa ha visto quella sera

Ci sarebbe una testimone nell’omicidio del caporal maggiore dell’Esercito Danilo Salvatore Lucente Pipitone, pestato  fino alla morte in via dei Sesami a Centocelle, a Roma, nella notte tra venerdì e sabato della scorsa settimana. Per la morte dell’uomo è ricercato il tunisino Mohamed Abidi

E’ evidente che nella morte del Caporal maggiore dell’Esercito Danilo Salvatore Lucente Pipitone, picchiato selvaggiamente a Roma, in via dei Sesami durante la notte tra venerdì e sabato della scorsa settimana, le indagini siano arrivate ad una svolta cruciale.

Militare morto a Roma, spunta una testimone
Militare morto a Roma, spunta una testimone. Foto Ansa repertorio

Il fatto di sangue, l’ennesimo episodio di violenza nel giro di una settimana, ha destato clamore. Non solo nella Capitale, dove le forze politiche insieme a quelle dell’ordine sottolineano l’urgenza di interventi sulla sicurezza, nei luoghi di degrado e nelle zone franche, che nella Città Eterna sono sempre più lasciate a se stesse.

Per la morte di Danilo Lucente si cerca un tunisino, Mohamed Abidi, di cui è stato diffuso anche un identikit. Ma ora, come raccontato anche da Il Messaggero questa mattina, sarebbe spuntata anche una testimone. Si tratterebbe di una prostituta che frequenta di abitudine viale Palmiro Togliatti. Secondo il suo racconto, la vittima che non era in servizio quella notte, avrebbe avuto una lite furiosa con un’altra persona. Si pensa che fosse fuori da un’auto vicina alla Panda di proprietà del militare. La macchina era parcheggiata vicino ad un cassonetto che raccoglie abiti usati. L’uomo avrebbe detto al 44enne che quel posto auto era il suo, da lì sarebbe scoppiato il diverbio, la lite furibonda sfociata nel brutale pestaggio.

Morte del militare a Roma, spunta una testimone: cosa ha raccontato

Miliatre morto a Roma
Militare morto a Roma dopo un pestaggio nel quartiere Centocelle, foto dai social

Ecco perchè gli uomini della Squadra Mobile della Capitale sarebbero sulle tracce del tunisino, che ha 33 anni e che in passato è stato un calciatore nordafricano importante. venuto in Italia per giocare col Bologna, ma la carriera nel mondo del pallone sarebbe finita presta. Il tunisino non era infatti in regola coi documenti. La vita di Mohamed Abidi avrebbe quindi seguito percorsi di criminalità: accusato di violenza sessuale nei confronti di prostitute nelle zone di San Giovanni a Roma; nel 2015 da questa accusa sarebbe stato però assolto. Avrebbe però avuto il ricercato guai con la droga. Arrestato per ricettazione, è stato a Regina Coeli e poi nel carcere di Rieti fino al 2018. Come scrive sempre il Messaggero.

Le parole della compagna del tunisino ora ricercato

Militare morto a Roma, l'identikit del ricercato
Militare morto a Roma, l’identikit del ricercato. foto dalla rete

Il tunisino aveva una relazione con una donna di origini romene, che ha 3 figli e con la quale non viveva sotto lo stesso tetto. Ora la donna, che preferisce mantenere l’anonimato, racconta di non sentire Mohamed da sabato mattina. L’uomo, dopo averla chiamata non avrebbe fatto più avere sue notizie. La donna avrebbe dichiarato di essere preoccupata, di sperare che non sia lui l’autore del folle pestaggio che ha causato la morte del militare. Queste le sue parole al Messaggero ” Era rientrato da cinque mesi dalla Svizzera dove era andato una volta uscito dal carcere, voleva rifarsi una vita qui a Roma. E lui non si è mai sottratto alla giustizia anche quando è stato accusato ingiustamente. Spero che si presenti alla polizia, magari attraverso l’avvocato, per chiarire tutto. Mi sembra di vivere un incubo”.

Eppure chi conosce Mohamed Abidi, a Centocelle, ne parla come di un uomo violento, che avrebbe avuto l’abitudine di alzare le mani. Ma come si sarebbe arrivati alla sua identitò? Chi avrebbe fatto il suo nome? Si tratterebbe di un uomo, un italiano che è stato ascoltato negli uffici della Questura a San Vitale, e poi però sarebbe stato rilasciato. Lui avrebbe preso a noleggio la macchina ripresa dalle telecamere quando si stava allontanando da via dei Sesami. All’interno della vettura poi, sono state rilevate le impronte digitali del tunisino ora ricercato, perchè Mohamed non avrebbe una sua auto e sarebbe stato solito girare a piedi. La polizia scientifica, proprio all’interno della Fiat 500 starebbe cercando altri elementi, altre tracce, che possano “parlare” di quella sera, che è costata la vita al caporal maggiore dell’esercito Danilo Salvatore Lucente. Una morte che grida giustizia, sulla quale occorre fare luce, conoscere la verità, spiegare i contorni della terribile vicenda.