Dopo 17 anni di buio, è tornata la luce nella vita di Michele Padovano. L’ex calciatore della Juventus il 31 gennaio è stato assolto dall’accusa di aver finanziato un traffico di droga dal Marocco. Il verdetto tanto atteso è arrivato dalla Corte d’Appello di Torino. Padovano in esclusiva a Qnm ripercorre i momenti drammatici dell’arresto, delle condanne, dei 4 processi e pure la gioia più grande per la quale non ha mai smesso di lottare. E ora sogna di nuovo una vita nel mondo del calcio “Aiutare un club a raggiungere i propri obiettivi”
Il mostro sbattuto in prima pagina. La vita che sognavi, all’improvviso viene meno. Si aprono le porte di un carcere, i processi, le condanne (non solo quelle decise dai giudici) si vanno a sostituire ai successi, ai trionfi di una carriera che con sacrificio avevi costruito. Un buio lungo ben 17 anni. Poi la luce torna di nuovo ad accendersi e con lei torna anche la voglia di riscatto. La rabbia lascia spazio al desiderio, al sogno: quello di voler dire di nuovo la propria nel mondo del calcio “magari facendo raggiungere i propri obiettivi a qualche club importante”. Questa è la storia di Miche Padovano, classe 1966, calciatore che ha militato in tante squadre importanti, ma che con la Juventus ha vinto uno scudetto, una Champions League, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa Uefa e due Supercoppe di Lega.

Poi nella vita di Michele Padovano accade l’imponderabile: l’arresto con l’accusa di aver finanziato un traffico di droga dal Marocco. Due condanne, 4 processi subiti in 17 anni, e il 31 gennaio del 2023, appena due giorni fa, finalmente il verdetto di assoluzione della Corte di Appello di Torino. Qnm ha intervistato in esclusiva Padovano, che mettendo da parte la rabbia e la malinconia di questi lunghi anni, si è raccontato in maniera libera. Come l’uomo che ha sempre saputo di essere. E in questa chiacchierata privata che sta per diventare pubblica, non sono mancati riferimenti anche alla strettissima attualità: dalla scomparsa di Gianluca Vialli, al doping del quale in maniera prepotente si è tornati a parlare in queste settimane.
Michele Padovano in esclusiva a Qnm dopo la sentenza si assoluzione “Ora voglio rientrare nel calcio”
Padovano, mi racconta il suo buio. In che modo è cominciato, cosa ha pensato, come lo ha affrontato?
“17 anni sono davvero un tempo infinito…Quando mi arrestarono pensai di essere su “Scherzi a Parte”. Mi diedero in mano l’ordinanza, senza dirmi di cosa fossi accusato. Mi dissero “studia”. Mi hanno gettato a terra per ammanettarmi. Li avrei seguiti comunque anche se lo avessero chiesto in maniera diversa. Poi le foto segnaletiche, le impronte digitali, alle 5 del mattino venni portato a Cuneo. E ho cominciato a studiare l’ordinanza. Era tutto allucinate e soprattutto non era uno scherzo…”
E quando ha cominciato ad intravedere una luce in fondo al tunnel?
“Il 31 gennaio, quando è arrivata la sentenza di assoluzione che tanto stavo aspettando. Insieme alla mia famiglia ovviamente. Ci ho sempre creduto, ma dopo le prime due condanne era dura pensare che ce l’arei fatta. Poi ho cambiato avvocati. Loro hanno ridato luce alla mia storia giudiziaria, attraverso un importante lavoro tecnico in aula hanno ribaltato la sentenza. Hanno difeso se stessi, non solo me.”
Quale è stato il momento più difficile e doloroso di tutta questa vicenda?
“I giorni di isolamento a Cuneo. Ero solo. Non mai uscito. Poi vengono a dirmi “prepara le tue cose”. pensavo fosse finita, che l’incubo finalmente fosse al termine. E invece mi infilano in un furgone blindato e mi portano in carcere a Bergamo”.
Lei ha già avuto modo di dire che in tanti le hanno voltato le spalle, e non mi riferisco ai suoi affetti più cari. Dove e come ha trovato la forza di andare avanti, di lottare per la sua causa, per la sua assoluzione?
“La forza devi trovarla, nonostante subire 4 processi in 17 anni sia stata un’esperienza durissima. Avvertivo un perenne pregiudizio intorno a me, provavo a rientrare nel mondo del calcio…ma non era possibile farlo alla stessa maniera di un tempo e allora mi sono reinventato. Ho aperto un bar, poi un parco giochi, ho investito in un cantiere navale. Col pallone avevo fortunatamente guadagnato. Ma una cosa voglio dirla: mi sono sempre battuto con dignità e non mi sono mai nascosto. Perchè non avevo nulla di cui vergognarmi. “
Cosa è successo dopo il 31 gennaio, esplode la notizia della sua assoluzione e…?
“Ho ricevuto migliaia di telefonate, qualcuno sarà stato magari sincero nel congratularsi.”
Chi invece negli anni peggiori ha avuto il coraggio di non voltarle le spalle dirle in faccia esattamente cosa pensasse?
“Nessuno.”
Padovano a Qnm “Vialli chiamava ogni giorno mia moglie”
Eppure lei ha fatto il nome di Gianluca Vialli come tra i pochi ad averla sostenuta…è così?
“Assolutamente sì. Lui chiamava mia moglie per sapore come stessi. Gianluca ho continuato a sentirlo negli anni. L’ho chiamato anche un mese prima che morisse. Ha ragione Roberto Mancini quanto dice che tutti speravamo in un miracolo per lui. A Londra vivevo a 200 metri da casa sua. E anche grazie a lui che presi la decisione di trasferirmi in Inghilterra...Era un ragazzo che si sapeva far volere bene. E’ stato tanto sfortunato. Tanto.”
Oggi ha più rabbia o più malinconia per cio’ che la vita le ha tolto?
“Un mix di entrambe le cose, ma sono anche convinto che la vita stessa mi restituirà quello che non ho più potuto avere. Senza la necessità che ora mi tolga quei sassolini dalla scarpa, che ovviamente ho. In questi anni ad esempio ho guardato al calcio in maniera diversa, ma poi dopo il 31 gennaio ho voluto festeggiare. Anche coi i miei avvocati.”
Non mi dica che non ha voglia di fare ancora goal, almeno in senso metaforico. Cosa sogna pensando al calcio?
“Sono scaramantico come tutti quelli che giocano a pallone, ma se ci fosse una società da aiutare, un club in cui raggiungere obiettivi precisi, io sono pronto. Magari anche all’interno di un vivaio dove si coltivino giovani talenti…”
Padovano a Qnm “Il doping nella Juve non c’era. Le sentenze si rispettano”

E di questo campionato cosa pensa, di quello che ad esempio sta accadendo alla Juventus fuori dal terreno di gioco intendo?
“Che la Juventus ne verrà fuori, passerà ancora momenti caldi, forse un’estate calda, ma tornerà al posto che merita da sempre. Alle sue grandi vittorie.”
Voglio farle un’ultima domanda prima di salutarla e ringraziarla per essersi concesso a cuore aperto. Perchè molti suoi ex colleghi, oggi tornano a parlare di doping?
“All’epoca posso assolutamente dire che non facevamo uso di sostante dopanti. Quando ero alla Juventus non accadeva nulla di tutto ciò. E se le sentenze hanno un peso, e se la Juventus ne è sempre uscita pulita non capisco perchè non credere e non rispettare quelle sentenze. A chi oggi decide di tornare su questi temi non dico nulla, ma mi sento di poter dire che questa è una situazione poco chiara. Strumentale? Lo dice lei, io non voglio arrivare a pensarlo”.