Messina Denaro, parla l’avvocato dopo l’interrogatorio al boss | “Ho paura che…”

Matteo Messina Denaro e le condizioni di salute dell’uomo arrestato dopo una lunga latitanza: il commento dell’avvocato e nipote del boss aprono nuove polemiche. Qual è la situazione.

Matteo Messina Denaro sta affrontando il carcere duro a L’Aquila e al contempo si è sottoposto a nuove cure per combattere il tumore al colon. Proprio le cure mediche sarebbero state fatali per il suo ritrovamento da parte dei carabinieri e delle altre forze dell’ordine intervenute durante l’arresto vicino la struttura privata La Maddalena.

Matteo Messina Denaro
Novità dopo il primo interrogatorio di Matteo Messina Denaro

Messina Denaro si trova attualmente nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila al regime 41bis. Nessuna possibilità di avere contatto con l’esterno, eccezion fatta con l’avvocato che difende il boss arrestato a gennaio scorso nei pressi di una clinica privata a Palermo.

Il commento dell’avvocato Guttadauro

A parlare per la prima volta è l’avvocato Lorenza Guttadauro, legale di Matteo Messina Denaro e nipote del boss arrestato di recente a Palermo, che ha tracciato un bilancio ai microfoni di RaiNews24. Dopo il primo interrogatorio, avvenuto a L’Aquila nel carcere dove si trova attualmente rinchiuso, emergono nuovi dettagli sulle condizioni.

Una breve dichiarazione, durata circa 40 secondi, ma in grado di svelare alcuni aspetti che riguardano la detenzione del boss condannato all’ergastolo. Pareri discordanti in merito a quanto visto dalla difesa dell’avvocato Guttadauro.

Messina Denaro
Le parole dell’avvocato dopo il primo interrogatorio di Matteo Messina Denaro

Le sue condizioni sono molto gravi. Non ho visto la cella, ma non credo che possa essere paragonata ad un ambulatorio medico in termini di locali sterili e quant’altro. Io non ho visto sedie per la chemio, c’era solo un tavolo. Non so se lo stiano curando bene, lo spero…“, ha spiegato Guttadauro.

La versione discordante, tutti i dettagli

Di tutt’altro avviso invece altri due esponenti della magistratura. “L’abbiamo visto lucido, sereno e con tutte le cure necessarie“, hanno invece ribadito il procuratore Maurizio De Lucia e il procuratore aggiunto Paolo Guido.

Messina Denaro
L’arresto di Messina Denaro e le polemiche rilanciate dall’avvocato Guttadauro

L’interrogatorio avvenuto lo scorso 13 febbraio con la presenza di De Lucia e Guido avrebbe messo in luce una visione del detenuto completamente differente. Da un lato rassicurazioni, dall’altro attacchi mirati e accuse ben circostanziate sulle attuale condizioni di salute di Matteo Messina Denaro.

Una vicenda al centro di nuove polemiche che riguarda da vicino lo status di salute dell’uomo e delle cure ricevute all’interno della struttura carceraria di massima sicurezza che si trova nella città di L’Aquila. Non sarebbe stato fornito, da parte di Messina Denaro, alcun elemento utile alle indagini. Il boss non sarebbe quindi disposto a collaborare con la giustizia per fare luce sulla lunga latitanza iniziata agli inizi degli anni Novanta.

Cosa è emerso durante l’interrogatorio

I magistrati De Lucia e Guido sono giunti presso il carcere intorno alle ore 14.30 del 13 febbraio 2023 dove l’uomo è detenuto e curato nella stessa saletta dove si sarebbe svolto il colloquio. Usciti dalla casa circondariale dopo circa tre ore, ma la maggior parte del tempo sarebbe stato impiegato per preparare l’incontro. Una vicenda con tanti punti oscuri e piena di persone che avrebbero supportato la latitanza del boss.

Nessun cambiamento sostanziale dopo l’incontro con Matteo Messina Denaro, ma sul caso i magistrati avrebbero deciso di fare tutto con il massimo riserbo. L’assistenza medica da un lato per affrontare le cure chemioterapiche a causa del tumore, dall’altro le precise indicazioni della difesa di Messina Denaro che non sembrerebbero collimare con quanto ribadito dai procuratori che lo hanno di recente incontrato a L’Aquila.

Ancora da chiarire il ruolo del medico Alfonso Tumbarello, con tanto di 137 prescrizioni a nome del suo prestanome, senza in questo caso dimenticare Andrea Bonafede, l’uomo al quale Messina Denaro avrebbe preso l’identità per sottoporsi alle cure mediche. Le indagini a tutto campo analizzano covi, rifugi e altre persone che avrebbero contribuito a costruirsi una fondamentale rete di contatti in tutti questi anni di latitanza.