Interrogatorio storico. Il padrino corleonese da una parte, dall’altra i magistrati che lo hanno arrestato . Il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e l’aggiunto Paolo Guido si sono ritrovati faccia a faccia con il capomafia. Matteo Messina Denaro ha accettato di rispondere
La storia è fatta anche di piccoli passi. Piccoli solo all’apparenza però. Perchè nella vicenda dalla latitanza trentennale di Matteo Messina Denaro, all’arresto, al carcere, alle indagini sui covi, sulle sue frequentazioni, sulle connessioni con chi da sempre lo ha protetto, quello che è accaduto ieri a L’ Aquila deve il capomafia è detenuto al 41bis, resta come una sorta di evento epocale.

Messina Denaro infatti da una parte, dall’altra coloro che hanno deciso che il boss finisse finalmente dietro le sbarre di un carcere. Ovvero il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e l’aggiunto Paolo Guido.
Matteo Messina Denaro, interrogatorio in carcere per il boss: la prima volta davanti ai magistrati

Un faccia a faccia storico, un interrogatorio al quale in parte l’ex super latitante non si è voluto sottrarre. Non ci sarebbero state parole fuori luogo, nemmeno momenti di tensione, come riportano oggi i principali quotidiani. Messina Denaro ha tenuto un comportamento perfettamente in linea col profilo assunto dal momento in cui è stato identificato, fermato e quindi arrestato dopo quell’ultima visita medica alla clinica la Maddalena di Palermo. Dove si è svolto l’interrogatorio al boss? Nella stessa cella in cui Messina Denaro riceve le cure per la chemioterapia che deve fare a causa della grave malattia da cui è affetto da anni. Ad assistere all’interrogatorio anche l’avvocato del boss: Lorenza Guttadauro, nipote del capomafia, figlia di Filippo e Rosalia Messina Denaro, sorella dell’ex latitante.
La giornata che si vive nel penitenziario di massima sicurezza dell’Aquila è di quelle ad alta tensione. I magistrati arrivano nel carcere quando sono le 14.30, per uscirne dopo tre ore. Ovviamente Messina Denaro, come un “normale” detenuto, viene sottoposto anche alle domande di rito, quelle che servono per espletare le doverose formalità. Si pensa dunque, secondo quanto scritto oggi da il Messaggero, che Messina Denaro abbia risposto ai pm almeno per un’ora. Cosa ha detto ai magistrati? Il contenuto di questo primo e fondamentale interrogatorio non è stato secretato, sarebbe però confinato tra le mura di quel carcere che ospita altri personaggi “eccellenti” al 41bis. Il dettaglio della mancata secretazione darebbe da pensare appunto che l’interrogatorio, si sarebbe svolto sul ciglio della pura formalità come detto.
L’interrogatorio di Messina denaro non sarebbe stato secretato

Quindi Messina Denaro non avrebbe fornito nessun elemento utile alle indagini, nessun dettaglio particolarmente significativo. Il boss continua ed essere intenzionato a non voler collaborare con la giustizia. Il capomafia su questo non ha mai mostrato cenni di titubanza. Per rintracciare un altro precedente simile, occorre tornare molto indietro nel tempo, quando 18 marzo del 1993, Messina Denaro fu testimone durante uno dei numerosi processi di mafia per omicidi avvenuto nella provincia di Trapani. Tornando al presente Messina Denaro è imputato in due processi, uno per mafia e l’altro per estorsione. Dopo l’arresto avvenuto lo scorso 16 gennaio, contro il capomafia si sono aggiunte altre accuse: dal riciclaggio dei soldi per comprare la casa covo di vicolo San Vito, alla gestione degli affari mafiosi che ha mantenuto fino al giorno della cattura, alla detenzione della pistola trovata nel covo.
Nel frattempo a che punto sono le indagini? Ricordando che alcuni importanti tasselli sono finiti nella rete di investigatori e inquirenti. Arrestato il medico che gli ha prescritto gli esami, l’autista che lo ha accompagnato alla clinica di Palermo, ma la protezione intorno al boss è stata ed è ancora fitta e fatta di omertà. I passi da compiere sono tanti, ma per il momento un sentiero è stato tracciato. Dove porterà? Troppo presto per dirlo.