Matteo Messina Denaro, ci sono 4 nuovi indagati: si allarga il giro dei fiancheggiatori

Matteo Messina Denaro si trova in carcere da oltre un mese, ma adesso è il momento di nuovi indagati nella rete di fiancheggiatori. Si tratta di persone accusate di aver favorito la lunga latitanza del boss. 

Messina Denaro è nel carcere di massima sicurezza di L’Aquila. Attualmente si trova al regime 41-bis ed è sottoposto a cure chemioterapiche per un tumore al colon. Proprio a causa di questo problema di salute sarebbe stato arrestato, precisamente poco distante da una clinica privata di Palermo.

Messina Denaro fiancheggiatori
Si allarga la rete di fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro (ANSA)

La struttura sanitaria La Maddalena era diventato un luogo per potersi curare, seppur sotto il falso nome di Andrea Bonafede, a distanza di lunghe settimane d’indagini l’arresto a poca distanza dalla struttura palermitana. Decenni di ricerche, soffiate, piste seguite e poi abbandonate, a seguire un dettaglio sullo stato di salute che ha portato all’arresto

Chi sono i nuovi indagati

Al momento si parla di quattro nuovi indagati – che si aggiungono agli altri due – in merito all’inchiesta sulla lunga latitanza del boss Matteo Messina Denaro. In seguito all’arresto di Emanuele Bonafede e della moglie Lorena Ninfa Lanceri, con l’accusa di favoreggiamento, la Procura di Palermo sta ricostruendo la rete di fiancheggiatori dell’uomo accusato di essere uno dei mandanti delle stragi di Capaci e Via d’Amelio. Disposte in questo caso nuove perquisizioni all’interno di varie abitazioni.

Le perquisizioni riguardano anche la casa di Laura Bonafede, donna che ha intrattenuto varie corrispondenze con il boss in quanto figlia di un amico di Messina Denaro: il nome di suo padre è Leonardo Bonafede, boss di Campobello.

Messina Denaro fiancheggiatori
La casa dei coniugi fiancheggiatori arrestati dai carabinieri (ANSA)

Nel dettaglio, infatti, anche il marito e il suocero della donna sarebbero stati condannati per associazione di stampo mafioso. Laura Bonafede è la maestra che fino a due giorni prima dell’arresto avrebbe incontrato il boss ancora latitante, parlando direttamente con lui. Nei guai anche l’imprenditore Gaspare Ottaviano Accardi, sua moglie Dorotea Alfano e Leonarda Indelicato.

Le accuse a loro carico sono di favoreggiamento personale e procurata inosservanza della pena. I carabinieri hanno infatti perquisito le varie abitazioni, così come richiesto da Pierangelo Padova e Gianluca De Leo, pubblci ministeri della Dda di Palermo. L’ordinanza di arresto degli altri due fiancheggiatori, nello specifico Lanceri e il marito Emanuele Bonafede, avrebbe evidenziato pizzini con entrate e le uscite del mafioso. Tutto scritto senza lasciare nulla fuori dai conteggi, neanche la minima spesa affrontata.

La scoperta dei pizzini

Avrebbe trascritto praticamente tutto, in maniera meticolosa, senza tralasciare nulla al caso. Ancora da accertare alcune sigle, ma anche tanti altri dubbi sui quali gli investigatori stanno lavorando per chiarire a cosa corrisponderebbero: perché annotare le spese per diversi anni, nello specifico dal 2014 fino al 2021?

Proprio i pizzini della contabilità avrebbero permesso di ricostruire la rete di contatti e molto altro. I dati arrivano dal covo ritrovato in vicolo San Vito a Campobello di Mazara. In questa abitazione sarebbero stati trovati appunti di natura contabile, comprese anche le spese di soli 10 euro.

Laura Bonafede e Matteo Messina Denaro
Laura Bonafede parla con Matteo Messina Denaro in un supermercato (ANSA)

Alcuni voci confermerebbero l’acquisto di un Rolex, regalato da Messina Denaro al figlio di Lanceri e Bonafede, in qualità di padrino per il sacramento della Cresima. I militari hanno anche verificato la vendita di questo costoso orologio, comprato in una delle gioiellerie più conosciute a Palermo.

A differenza degli altri casi, però, qui non sarebbe stata compilata la scheda del cliente, cosa che solitamente avviene quando si acquistano oggetti di tale valore. La questione non finisce qui però perché si parla di migliaia di euro spesi, ancora da accertare per cosa, dove e soprattutto con quale obiettivo.

Le indagini sono a tutto campo e al momento non si escludono possibili nuovi arresti. Una lunga latitanza, durata circa 30 anni, ora l’obiettivo resta sempre quello di scoprire chi lo abbia aiutato, in che modo e per quanto tempo.