Mafia, confiscati beni per 9,5 milioni di euro a imprenditore siciliano. Gli affari con Cosa nostra

Un giro di affari sporchi per un valore di oltre 9,5 milioni di euro quelli confiscati a un imprenditore siciliano in combutta con la mafia di Cosa nostra. L’uomo coinvolto nell’inchiesta “Mafia e appalti” del 2020

Originario di Polizzi Generosa, provincia di Palermo, all’imprenditore 73enne Giuseppe Li Pera, sono stati confiscati dalla Direzione Investigativa Antimafia (Dia) di Caltanissetta, su disposizione della Sezione Misure di prevenzione del tribunale di Caltanissetta, beni per oltre 9,5 milioni di euro.

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Mafia, confiscati beni per oltre 9,5 milioni di euro a imprenditore siciliano. Affari con Cosa nostra (ansa) qnm.it

L’imprenditore coinvolto nella storica inchiesta “Mafia e appalti” avrebbe intrattenuto negli anni rapporti d’affari con numerosi esponenti di Cosa nostra. Tra i beni sequestrati risultano tre società, quote di partecipazioni in cinque società di capitali, sette immobili, quattro automobili e ventidue rapporti bancari.

Il provvedimento è nato dalle indagini del Centro operativo di Caltanissetta che ha  accertato, secondo un’analisi della carriera dell’imprenditore dagli anni ’80 ad oggi, la pericolosità sociale e l’ascesa imprenditoriale ed economica all’ombra della mafia e del mondo della criminalità organizzata.

Mafia, l’imprenditore siciliano e i rapporti con Cosa nostra

Dopo la cattura dell’imprenditore Giuseppe Li Pera, gli investigatori sostengono che la sua figura divenne punto cardine alla fine degli anni ’80 quando dipendente della società del nord Italia, attiva negli appalti pubblici, Li Pera non soltanto si diede molto daffare per la ditta in cui lavorava attraverso vantaggi illeciti nella gestione degli appalti in Sicilia, ma ne trasse un arricchimento personale.

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Mafia, confiscati beni per oltre 9,5 milioni di euro a imprenditore siciliano. (ansa) qnm.it

La sua ascesa imprenditoriale avvenne definitivamente dopo il 2001, anno in cui l’uomo accumulò numerose società intestate a prestanome. Le sue società operavano principalmente nei settori dei parchi eolici in provincia di Catania, Messina e Trapani. Ma non solo, Li Pera si era infiltrato anche nell’edilizia privata residenziale, attraverso la realizzazione di numerosi appartamenti e locali commerciali in provincia di Caltanissetta e perfino un parco acquatico, diverse strutture di ristorazione e lussuosi residence sorti lungo il litorale tirrenico a est di Palermo.

Le indagini condotte dalla Direzione investigativa antimafia (Dia) hanno accertato anche come il 73enne, come riporta PalermoToday: “in oltre trent’anni di attività imprenditoriale, abbia intrattenuto rapporti d’affari, senza soluzione di continuità, con mafiosi del calibro di Antonino e Giovanni Buscemi, Giovanni Brusca, Angelo Brusca, Mario Giuseppe Scinardo, Calogero Pulci, e con il noto imprenditore siciliano Pietro Di Vincenzo, destinatario di una delle più ingenti confische per mafia”.

La confisca dei beni all’imprenditore: 9,5 milioni di euro

La Dia, su ordine della magistratura di Caltanissetta, ha così confiscato all’imprenditore Giuseppe Li Pera beni per circa 9 milioni e mezzo di euro. L’imprenditore, da anni residente a Polizzi Generosa, (Palermo) già nel 2007 era stato condannato per mafia e appalti negli anni ’90 nell’ambito dell’indagine del Ros.

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Mafia, confiscati beni per oltre 9,5 milioni di euro a imprenditore siciliano. Gli affari con Cosa nostra (ansa9 qnm.it

I beni confiscati all’uomo riguardano nello specifico: 3 società, quote di partecipazioni in 5 società, 7 immobili, 4 autoveicoli e 22 rapporti bancari. E tali beni sono solo una parte dell’impero milionario che Li Pera avrebbe accumulato in oltre 30 anni di attività mafiosa.

Questa ultima confisca, rientra nell’indagine più ampia di un altro sequestro avvenuto nel  2020 e parte dall’attività investigativa condotta dal Centro Operativo di Caltanissetta. Dalle indagini del Ros è stato svelato una rete societaria fitta che Li Pera intratteneva con diversi esponenti mafiosi di Cosa nostra, e solo apparentemente, risultava svincolato da connessioni con il mondo della criminalità organizzata.