Il 16 aprile 2013 è una data che sconvolse la vita di Lucia Annibali, avvocato sfregiato con l’acido: il racconto dell’aggressione e le tappe che hanno portato alla condanna di Luca Varani e dei due esecutori materiali.
Dieci anni sembrano tanti, ma il ricordo di quella terribile aggressione è ancora vivo nella mente di Lucia Annibali. L’avvocato fu aggredito dal suo ex che commissionò l’azione a due persone.

Un efferato tentato omicidio, a colpi di acido solforico, che creò danni permanenti non solo di natura fisica. La donna ha affrontato in questi anni un percorso difficile e piano piano sta cercando di venirne fuori, non senza difficoltà.
Il caso
Lucia Annibali fu aggredita con l’acido il 16 aprile 2013, su mandato di Luca Varani, il suo ex fidanzato. L’avvocato marchigiano, originaria di Urbino, all’età di 35 anni subì un’aggressione mentre viveva a Pesaro. Fu colpita sul pianerottolo di casa da un uomo incappucciato che le gettò addosso dell’acido: un secondo uomo lo aiutò facendo da palo.
Proprio l’azione corrosiva dell’acido solforico causò evidenti segni al collo e al viso, rischiando addirittura di perdere la vista. L’allora 35enne venne ricoverata presso il centro grandi ustioni dell’ospedale di Parma, subendo diversi interventi per la ricostruzione.

Sta di fatto che durante i primi soccorsi, infatti, Lucia Annibali parlò subito di Luca Varani, avvocato pesarese di 35 anni. Fra i due ci fu una relazione, ma la donna lo lasciò visto che l’uomo continuò ad intrattenere la relazione con una donna da cui aspettò all’epoca un bambino.
Il legale si difese e rispose alle accuse ribadendo di giocare a calcetto mentre accadde l’aggressione con l’acido. Nonostante l’alibi, però, il 20 aprile 2013 l’uomo fu arrestato con l’accusa di aver organizzato l’aggressione, con tanto di due uomini assoldati. Proprio il suo ex fu condannato a 20 anni di carcere con l’accusa di tentato omicidio e stalking.
Varani fu ritenuto colpevole per aver commissionato l’agguato in quanto non accettò la fine della loro relazione: tentò addirittura il suicidio una volta in cella. Per quell’episodio furono condannati a 12 anni di carcere Altistin Precetaj e Rubin Talaban, entrambi ritenuti gli esecutori materiali dell’agguato.
L’ammissione
Nel processo con rito abbreviato, iniziato nel 2013, lo stesso avvocato ammise di essere il mandante di Prevcetaj e Talaban, sostenendo però di averli assoldati per sfregiare l’autovettura con l’acido, ma non direttamente Lucia Annibali. Il giudice non credette minimamente a questa versione, chiedendo il massimo della pena (20 anni di reclusione, 18 per gli esecutori poi passata però a 12).
A pesare sulla vicenda ci furono una serie di indizi che riguardarono il comportamento ossessivo dell’uomo nei confronti di Lucia Annibali. A febbraio 2013, infatti, Varani entrò in casa della donna, manomettendo le valvole del gas, con tanto di rischio inerente ad una possibile esplosione.

Varani fu condannati in primo grado a 20 anni, Prevcetaj e Talaban a 14 anni. La sentenza d’Appello, datata gennaio 2015, confermò la condanna di Varani e ridusse a 12 anni quella dei due mandanti. Nel 2016, invece, la Corte di Cassazione chiuse definitivamente la vicenda: ancora una volta confermati i 20 anni di reclusione per Luca Varani, sempre 12 per i due cittadini di origine albanese.
Le ultime dichiarazioni
L’avvocato sfregiato dall’ex il 16 aprile 2013 si è di recente raccontata ai microfoni del Corriere della Sera. Sono passati dieci anni da quella terribile aggressione, ma il ricordo è sempre vivo nella sua mente.
“Devo dire che negli ultimi 2-3 anni si è un po’ ammorbidito il ricordo del fatto in sé, non è più così vivido. Certo, quando il calendario segna 16 aprile non posso non ripensare alle 21.30 di quella sera. Mi rivedo che infilo le chiavi nella porta di casa mia, rivedo quell’uomo incappucciato che dall’interno la spalanca, che prende la mira e mi tira l’acido in faccia […] Anche senza ripensare a quel momento preciso va da sé che sono condannata a ricordare ogni santo giorno quel che mi è successo. Basta soltanto guardarmi allo specchio ogni mattina“, ribadisce Lucia Annibali.

A breve Luca Varani potrebbe ottenere dei benefici ed essere di nuovo libero nella città di Pesaro, luogo in cui la donna va di frequente a trovare i genitori. “Non ci voglio nemmeno pensare. Per me lui è il nulla. Lo è diventato già un minuto dopo l’aggressione, figuriamoci adesso. È un capitolo chiuso e vorrei con tutto il cuore non reincontrarlo mai più, nemmeno per sbaglio. Vorrei sentirmi al sicuro per sempre“, conclude.