Luca Attanasio, sei persone condannate all’ergastolo per l’uccisione dell’ambasciatore in Congo

Luca Attanasio è l’ambasciatore italiano ucciso a febbraio 2021 in Congo: dopo anni arrivano le prime condanne per le sei persone accusate della sua morte e di quella del carabiniere della scorta Vittorio Iacovacci. 

Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci sono le due vittime di un agguato avvenuto a Goma, nella Repubblica democratica del Congo, il 22 febbraio 2021. Per la morte dell’ambasciatore e del carabiniere sono state condannate all’ergastolo sei persone. A deciderlo è stato il tribunale di Kinshasa-Gombe.

Luca Attanasio
L’ambasciatore Luca Attanasio ucciso in Congo insieme al carabiniere Iacovacci e all’autista nel 2021 (ANSA)

In quella circostanza perse la vita anche l’autista Mustapha Milambo del World Food Programme. Il pubblico ministero del posto avevo chiesto per tutti la pena di morte, ora invece è arrivato il giudizio con la massima pena.

Il caso

L’ambasciatore italiano, il carabiniere della scorta e l’autista morirono a Goma nel 2021 durante un agguato. Un processo pieno di problemi e controversie che non sarebbero state mai chiare, al contrario invece del filone d’indagine in Italia che proseguirà il prossimo 25 maggio per omesse cautele.

Cinque gli imputati arrestati, il sesto si chiama Ikunguhaye Mutaka Amos alias “Asperant” e risulta ancora in fuga. Le persone in carcere hanno ascoltato la lettura del verdetto all’interno del carcere di Ndolo: avevano paura della pena capitale. Di fatto, invece, la Corte li ha condannati all’ergastolo e al risarcimento pari a 2 milioni di dollari da destinare allo Stato italiano.

Iacovacci
Iacovacci è il carabiniere della scorta dell’ambasciatore Luca Attanasio in Congo (ANSA)

Il materiale utilizzato come prova per l’impianto accusatorio va di pari passo con confessioni, filmati e verbali nei confronti degli imputati. Ci sarebbero anche le deposizioni di alcuni testi, fra i quali spicca quello della moglie di colui che sarebbe stato a capo del gruppo armato. Indagini e approfondimenti anche per quanto riguarda la perizia balistica. A tal proposito emerge anche l’assoluzione di tre persone per le accuse di detenzione di armi, ribadendo però la condanna per omicidio e banda armata.

Di fatto i sei imputati sono stati condannati per omicidio, detenzione illegale di armi e munizioni da guerra e associazione per delinquere, pur professandosi innocenti. Dopo aver ammesso tutto a gennaio 2022 avrebbe invece ritrattato, dichiarando di aver estorto la confessione sotto tortura. Ora si conclude un processo controverso, iniziato lo scorso 12 ottobre, con tanto di dubbi sul caso.

I dubbi sul caso

La vicenda ha visto gli imputati sostenersi di trovarsi in carcere durante le ore del delitto, per poi dare spazio a versioni dell’accusa non così lineari. L’ombra delle torture e la mancata acquisizione degli atti processuali avrebbero fatto il resto. Si tratta in questo caso di documenti non forniti dagli avvocati della difesa e anche della parte civile.

Il triplice delitto ha evidenziato indagini complesse e assolutamente incomplete per tutta una serie di dubbi mai chiariti a dovere. L’attacco sulla Route nationale deux ha diversi aspetti ancora poco chiari, specialmente alla luce di alcune testimonianze raccolte dagli organi d’informazione circa il luogo del delitto. Alcuni avvenimenti, infatti, fanno pensare ad un agguato premeditato e quindi non casuale, così come invece precedentemente ipotizzato.

Vittorio Iacovacci funerale
Un momento del funerale di Vittorio Iacovacci (ANSA)

Adesso il filone investigativo dell’inchiesta si sposta anche in Italia. Le indagini condotte dal sostituto procuratore Sergio Colaiocco hanno portato anche all’acquisizione delle dichiarazioni dai carabinieri del Ros che si sono recati per due volte nella Repubblica democratica del Congo.

Le forze dell’ordine, però, non sarebbero mai riusciti ad arrivare a Goma. Sarebbe stato invece importanti il supporto di alcuni testimoni che all’epoca dei fatti furono sul posto. I tentativi di depistaggio diventarono in alcune circostanze elemento centrale, ma la giustizia italiana ha ribadito di voler fare luce anche su questi aspetti.