Una storia di malasanità assurda: le amputano gambe e braccia per un tumore inesistente. L’odissea e il processo a 4 anni dal fatto. Bebe Vio interviene
Anna Leonori non ha più riavuto quella vita di prima. E tutto per colpa di un errore sanitario. La storia di denuncia della 46enne, madre di due ragazzi di 13 e 17 anni, arriva da Terni. Le diagnosticano un tumore e le amputano gli arti superiori e inferiori. Ma era errore. Dal giorno della tragica scoperta Anna inizia la sua odissea fino ad oggi, giorno del processo.

Le vengono amputate gambe e braccia dopo un intervento ma la diagnosi di tumore che inizialmente le era stata diagnosticata è sbagliata. Un calvario fisico e psicologico che sembra non avere una fine. La rinascita di Anna arriva grazie all’aiuto di Bebe Vio che interviene per sostenere la donna e aiutarla a trovare le protesi migliori per lei.
Ma non solo questo, dopo quattro anni di tormenti per quello che la 46enne ha affrontato, oggi inizia una nuova battaglia: il processo. Accanto a lei anche Bebe Vio che aiuta la 46enne ad affrontare il tutto donandole un supporto morale e psicologico.
Le amputano braccia e gambe per un tumore inesistente: il gesto di Bebe Vio
Una storia agghiacciante quella di Anna Leonori, 46 anni, originaria di Terni e madre di due ragazzi che a distanza d quattro anni, oggi affronta l’odissea del processo. La donna, sottoposta a intervento chirurgico per l’esportazione di un tumore ha affrontato un calvario inimmaginabile dopo aver scoperto che la sua diagnosi era sbagliata. Ormai è troppo tardi, ad Anna le hanno già amputato braccia e gambe.

A il Messaggero racconta la sua triste storia: “Sono stata costretta a rivivere il mio calvario, a sottopormi a una visita di fronte ad una quindicina di periti. Tutto questo in attesa di avere giustizia per i danni che ho subito. La cosa che mi addolora è che l’ospedale di Terni, dove io abito, in tutti questi anni non mi ha neppure chiamato a visita”. Ora il collegio peritale dovrà pronunciarsi sui danni subiti da Anna. Per i gravi danni sono stati chiamati in causa tre strutture ospedaliere: il Santa Maria di Terni, il Regina Elena di Roma e l’Ausl Romagna.
Anna dice: “Le costosissime protesi acquistate grazie alle raccolte fondi mi hanno cambiato la vita. So che non avrò mai più l’autonomia ma mi hanno restituito un minimo di dignità. Il problema è che si deteriorano e che sono garantite solo per due anni. Non è un capriccio la necessità di avere un risarcimento per quello che ho subito”. Da un anno a questa parte la 46enne usa le protesi di nuova generazione acquistate grazie a molte persone, associazioni e privati, che hanno preso a cuore la sua storia. Ma dietro a tutto questo c’è il grande aiuto di Bebe Vio. La campionessa rimane al fianco di Anna dandole consigli preziosi non solo sull’utilizzo delle protesi ma anche, e soprattutto, per supportarla psicologicamente e affrontare con i giusti termini il calvario che ne consegue.
Il calvario di Anna Leonori: accusate 3 strutture sanitarie
Il dramma di Anna inizia nel 2014, quando dall’ospedale le arriva la terribile diagnosi: tumore maligno. La situazione appare grave e l’unico modo per salvarle la vita è sottoporsi a un intervento invasivo. Anna Leonori però si rivolge altrove. Arriva a Roma e qui avviene l’asportazione di utero, ovaie, 40 linfonodi e della vescica, sostituita con una ortotopica. L’esame istologico svelerà una verità sconvolgente: non era un tumore. Da quella notizia e per i prossimi quattro anni, la 46enne subisce infezioni, febbre, dolori assurdi, ricoveri.

Il 7 ottobre del 2017, viene nuovamente ricoverata e operata per, come riporta il Messaggero: una “peritonite acuta generalizzata causata dalla perforazione della neo vescica” che gli è stata diagnosticata a seguito della diagnosi di tumore. La rianimazione e un mese e mezzo di coma profondo.
Poi il trasferimento all’ospedale di Cesena e l’orrenda realtà che impone l’amputazione di gambe e braccia. Dopo il suo calvario fisico e psicologico la 46enne ha in mente quello che Bebe Vio le disse nei momenti più bui: “Imparerai a spostarti da un posto all’altro e nelle valige avrai solo protesi. Farai una vita che si avvicina il più possibile alla normalità”. Ora Anna aspetta solo che sia fatta giustizia e dichiara: “Non so come andrà a finire questa fase ma so con certezza che non si libereranno di me in alcun modo”.