Il delitto di Temù vede la morte di Laura Ziliani sconvolgere un piccolo borgo della provincia di Brescia: dalla scomparsa della donna al ritrovamento del cadavere, passando per le successive confessioni.
Laura Ziliani è una donna di 55 anni scomparsa praticamente nel nulla l’8 maggio 2021. Un fine settimana trascorso con le figlie diventa improvvisamente una tragedia. Settimane di lunghe ricerche, poi il tragico rinvenimento del cadavere.

Tre in tutto gli indagati: si tratta delle figlie Silvia e Paola Zani, rispettivamente di 28 e 20 anni, insieme a Mirto Milani (fidanzato della prima). Le accuse nei loro confronti sono di omicidio e occultamento di cadavere.
Il caso
La 55enne lavorò nella polizia locale per diverso tempo e dopo la pensione scelse di dedicarsi a fare tante attività. La decisione di trascorrere quel weekend insieme alle figlie fu l’occasione per ritornare nel paesino della Valcamonica, proprio lì dove invece abitavano Paola e Silvia Zani. Qui la donna visse per anni con suo marito, morto nel 2012 a causa di una valanga che lo travolse e uccise in Val d’Avio.
Esperta nel fare escursioni e conoscere tanti sentieri, Laura Ziliani ebbe modo di mantenere amicizie a Temù e diversi appartamenti acquistati in precedenza. Ed è proprio dalla cittadina che della donna si persero le tracce. La donna decise di salire in Valcamonica, abitando altrove, per trascorrere e festeggiare con le figlie la Festa della mamma. E pensare che dopo la scomparsa furono proprio le ragazze a lanciare l’appello per il mancato rientro della donna da una passeggiata in montagna.

Nell’abitazione di via Ballardini, luogo in cui le ragazze abitarono fino a prima dell’arresto, ospitarono Mirto Milani, fidanzato della sorella maggiore. A distanza di tempo si scoprì, però, che le loro parole non era nient’altro che bugie. Inevitabili le ricerche, tutte cadute nel nulla, se non altro per una scarpa rinvenuta il 23 maggio 2021 vicino al torrente Fiumecio.
A distanza di tempo si scoprì che quello scarpone fu messo lì con il chiaro obiettivo di depistare le indagini. Un abitante della zona vide con il binocolo due persone entrare nel bosco, ma successivamente Milani spiegò di cercare e recuperare la calzatura, non riuscendo a farlo, segno evidente di un pentimento per la scelta fatta.
Il ritrovamento del corpo
Ma è l’8 agosto 2021 che il corpo di Laura Ziliani, a distanza di tre mesi dalla scomparsa, venne ritrovato da un bambino che si trova a Temù in gita con i genitori. Cadavere nascosto in un cespuglio nell’argine del fiume Oglio, non molto distante dalla centrale Edison di zona.
Rinvenuta con soli indumenti intimi e orecchini: fu riconosciuta grazie alla ciste sotto il piede destro e l’esame del DNA confermò l’identità. Nessun segno di violenza sul corpo, immediate le indagini per omicidio.

Fu grazie all’autopsia che si potè scoprire la presenza di farmaci negli organi, in particolare benzodiazepine. Le analisi confermarono una quantità di farmaco tale da stordirla, ma non uccidendola.
Il medico legale accertò invece la causa del decesso riconducibile al soffocamento. Confermata la morte fra 7 e 8 maggio 2021, così come ipotizzato dai resti di muffin rinvenuti nello stomaco. Si trattò di un dolce che Laura mangiò la sera del suo arrivo a Temù.
Le indagini e l’arresto
Il 28 giugno 2021 le sorelle Silvia e Paola Zani furono iscritte nel registro degli indagati con le accuse di omicidio volontario, a seguire nel fascicolo rientrò anche Mirto Milani.
Testimonianze inesatte, tipo la presenza della donna l’indomani mattina, furono smentite dalle telecamere che non immortalarono in alcun luogo la presenza di Laura Ziliani. Rinvenuto anche il telefono della donna, ritrovato fra una panca e le scale nella cantina della palazzina.

Ad incastrare le figlie ci fu dopo pochi giorni dalla scomparsa l’intercettazione circa i soldi che entrambe avrebbero guadagnato per la gestione del patrimonio immobiliare della loro madre. Seguì il 24 settembre 2021 l’arresto di Paola e Silvia Zani, entrambe rinchiuse nel carcere femminile di Verziano, a Canton Mombello invece Mirto Milani.
La confessione
Dalla scelta di non commentare l’accaduto per mesi alla svolta giunta grazie ad alcune microspie. Mirto Milani ammise al compagno di cella l’omicidio di Laura Ziliani, confermando l’esistenza di una fossa nel bosco di Temù. E fu proprio il detenuto che ascoltò le parole di Milani a collaborare con gli inquirenti. A maggio 2022, infatti, l’uomo confessò il delitto, a seguire fecero la stessa cosa anche le sorelle Zani.
Durante gli interrogatori dei tre reo confessi emersero diverse versioni circa il delitto. Silvia Mani spiegò di essere disperata per i tentativi della madre di uccidere entrambe le figlia, citando “il latte con la candeggina” come presunto allarme.
Poi spiegarono l’azione omicida e il successivo trasferimento del corpo, utilizzando calzari, guanti, tute da imbianchino e cuffia da doccia per mettere il corpo nella buca. “Momento più brutto, restare nel bosco al buio mi ha fatto realizzare che avevo ucciso mia madre“, disse la figlia maggiore parlando durante l’interrogatorio.