Nell’incidente mortale in cui ha perso la vita Emanuele Catananzi, al volante dell’auto che l’ha travolto non ci sarebbe la donna accusata di omicidio stradale. I sospetti dei vigili sul caso
Camminava sul marciapiedi quando il 9 febbraio scorso un suv in via dell’Archeologia, nel quartiere di Tor Bella Monica, periferia di Roma, ha investito Emanuele Catananzi uccidendolo. Per il reato di omicidio stradale al momento è accusata una donna di 46 anni.

Ma qualcosa sembra non quadrare ai vigili urbani di Roma Capitale che, dai sopralluoghi effettuati sul posto dell’incidente, sospettano ci sia dell’altro. Al volante della grossa auto – un suv della BMW – che ha travolto il 30enne ci sarebbe stato un giovane di appena 18 anni senza foglio rosa, e non la donna che ha dichiarato di essere stata lei a guidare.
Secondo le indagini, la 46enne accusata si sarebbe, dunque, sostituita al figlio appena maggiorenne per proteggerlo dall’accusa di aver ucciso un uomo ed evitargli il carcere. Il giallo su cosa sia accaduto realmente quel giorno rimane.
Incidente mortale: ucciso da un Suv a Roma | Chi era al volante?
E’ un vero e proprio giallo quello che emerge dietro la morte di Emanuele Catananzi, il 30enne che lo scorso 9 febbraio 2023 è stato travolto e ucciso a Tor Bella Monaca, Roma, mentre camminava sul marciapiede di via dell’Archeologia.

Alla guida dell’autovettura che ha investito Emanuele quel giorno non ci sarebbe stata la donna al momento unica accusata di omicidio stradale ma il figlio appena 18enne, che al volante del Suv della BMW era sprovvisto anche del foglio rosa.
L’ipotesi investigativa che al volante ci fosse un’altra persona, per ora è solo un sospetto nato da chi si sta occupando delle indagini. Il dubbio rimane al punto tale da essere preso in considerazione dai vigili urbani del VI gruppo, che sono al lavoro per cercare di far luce sulla dinamica dell’incidente mortale.
Giallo sul motivo dell’incidente: la dinamica
Secondo la dinamica dell’incidente, la persona alla guida del suv avrebbe perso il controllo e la macchina avrebbe finito la sua corsa contro quattro auto parcheggiate in sosta, investendo il giovane 30enne che in quello stesso istante stava passando da lì. L’urto violento della vettura contro Emanuele avrebbe scaraventato il corpo di quest’ultimo contro un albero.

Agli investigatori che seguono il caso non è chiaro anche il perché chi era al volante abbia perso il controllo della automobile in quel modo. Dai test tossicologici effettuati sulla donna, i risultati confermano la negatività. La spiegazione data dalla 46enne alla polizia risulta contraddittoria. Secondo quanto riportato da Repubblica, l’accusata avrebbe dichiarato agli agenti: “Forse ho perso il controllo della mia macchina a causa di un’altra auto uscita all’improvviso da una traversa laterale”.
Non è ancora chiarito se nell’abitacolo, quel giorno, si trovasse insieme alla donna anche il figlio oppure se la 46enne si sia recata sul luogo dell’incidente subito dopo. Per capire bene cosa sia successo bisognerà attendere i video delle telecamere di sorveglianza del quartiere romano. Particolari utili verranno svelati anche dai tabulati del 18enne e di sua madre, i cui cellulari, al momento sono stati acquisiti dagli inquirenti. Da qui si potrà ricostruire l’esatta dinamica dei fatti e trovare, finalmente, una risposta chiara e univoca alla morte del 30enne Emanuele Catananzi.