Il 20enne disabile si definiva come il giustiziere di pedofili. Adescava uomini più grandi ritenuti pedofili e li puniva infliggendo sevizie di ogni genere. Arrestato con altri due complici
Viveva la sua vita con l’intento di punire i pedofili. Un giovane di 20 anni disabile, ispirato da una serie tv, accalappiava online tutti coloro che gli sembravano disposti a fare sesso con un minorenne. Caduti nella trappola, il “giustiziere” si vendicava. Così è finito agli arresti domiciliari un ragazzo insieme ad altri due giovani complici.

Il 20enne avrebbe sequestrato e torturato un uomo di 50 anni all’interno di un casolare in costruzione a Vedelago, in provincia di Treviso. Ma secondo le indagini degli investigatori, si pensa ci siano altre vittime cadute nella trappola del giustiziere di pedofili.
Questa ipotesi emerge dall’analisi sul cellulare del giovane 20enne, all’interno del quale sono stati trovati diversi contatti di uomini più grandi, tutti omosessuali. Con il ragazzo, considerato ma mente del progetto punitivo, ci sarebbero anche altre due persone: un giovane di appena 18 anni e un minore.
Il piano diabolico del giustiziere di pedofili
Dopo aver ricevuto diverse segnalazioni inerenti spostamenti sospetti in uno stabile abbandonato, i carabinieri tenevano sotto controllo attraverso un monitoraggio continuo la zona. Pensavano si trattasse di droga poiché molti ragazzi erano stati visiti entrare e uscire più volte, ma certamente nessuno avrebbe mai immaginato quello che poi si è scoperto.

Infatti è stato durante uno dei controlli eseguiti dagli uomini dell’Arma dei carabinieri che si è venuta alla luce la verità. Ovvero che un impiegato 50enne era tenuto ostaggio da tre giovanissimi. L’uomo, vittima dei suoi rapitori, è stato trovato riverso a terra tramortito tramite l’uso di un teser e imbavagliato con del nastro adesivo.
Secondo le successive ricostruzioni dei fatti la vittima 50enne sarebbe stata anche malmenata più volte e minacciata con due coltelli. Inoltre, gli aggressori gli avevano rubato sia il suo bancomat che le chiavi dell’automobile, molto probabilmente per scongiurare una possibile fuga da parte dell’uomo. Subito dopo la scoperta, gli investigatori hanno ipotizzato un sequestro di persona a scopo economico. Ma la verità era tutt’altra, e forse molto più agghiacciante.
La ricostruzione dei fatti
Ad organizzare l’intero piano sarebbe stato un ragazzo di vent’anni affetto dalla sindrome di Crouzon – un patologia genetica molto rara che si presenta con anomalie facciali e del cranio e con conseguenti effetti di tipo psicologico. Probabilmente proprio tale sindrome avrebbe portato nel ragazzo malato problemi di emarginazione sociale e, di conseguenza, non è da escludere che proprio grazie al ruolo di “giustiziere” che lui stesso si era scelto, trovasse una sorta di sollievo dal continuo senso di esclusione.
Il suo obiettivo era “ripulire” la società dai pedofili, facendo così il ragazzo poteva essere visto come una sorta di benefattore e avere finalmente il su riscatto sociale. Il focus del piano era fermare tutti coloro che accettavano di avere rapporti sessuali con bambini o ragazzi comunque minorenni. L’idea sarebbe giunta al 20enne dopo aver visto una serie televisiva.
La vittima di 50 anni, una volta portata in salvo, ha spiegato ai carabinieri di avere parlato solo un paio di volte con il ragazzo online e che avevano preso appuntamento per incontrarsi a Vedelago per un incontro dal vivo ma che lui, sottolinea era all’oscuro che il ragazzo fosse un minorenne. L’inchiesta, coordinata dal pm di Treviso, Barbara Sabbatini, ha portato agli arresti domiciliari sia il 20enne che il complice 18enne ai quali vengono contestati i reati di sequestro di persona, tentata rapina aggravata e lesioni personali. Mentre, per il terzo complice, essendo minorenne, non risponderà dell’accusa di sequestro di persona. Procedono gli accertamenti per risalire a ulteriori eventuali vittime.