La morte di Rkia Hannaoui è diventata un giallo dopo la scoperta della pistola rinvenuta vicino casa della vittima. La donna, trovata agonizzante dai figli piccoli, non è deceduta sbattendo la testa dopo essere svenuta. La conferma shock dall’autopsia
Intorno alla morte della mamma di Ariano Polesine, paese in provincia di Rovigo, trovata agonizzante sul pavimento della cucina dai figli minori, la verità sembra prendere forma. Dalle indagini svolte sul caso sembrerebbe che la donna non sia deceduta a seguito di un mancamento sbattendo la testa a terra accidentalmente, come aveva detto il marito della stessa durante un’intervista rilasciata al programma di Rai 2 Storie Italiane.

Ad accertare la vera causa della morte è stata l’autopsia svolta sul cadavere della 31enne Rkia. La donna, madre di due figli di 8 e 11 anni, è stata uccisa con un un colpo di pistola alla testa. E’ stata ritrovata l’arma dalla quale è partito il proiettile. Secondo l’attività investigativa, la pistola era vicino l’abitazione della vittima, nascosta nel terreno.
L’esame autoptico ha portato alla luce anche un’altra clamorosa verità: ovvero, esclude che il colpo partito dall’arma sia stato esploso ad una distanza ravvicinata. Se così fosse, questo spiegherebbe il motivo per il quale, ne il vicino di casa accorso subito dopo il fatto ne la mamma della vittima che in quel momento era in videochiamata dal Marocco con la figlia si siano accorti di nulla.
Giallo Rkia, la verità sulla morte della 31enne: qualcuno ha sparato da lontano
L’elemento shock emerso dall’esame autoptico svolto sulla salma della 31enne è chiaro ed esclude categoricamente che il colpo di pistola che ha ucciso Rkia Hannaoui sia stato esploso a distanza ravvicinata.

La donna di origini marocchine è stata trovata agonizzante martedì scorso ad Ariano Polesine, nel rovigiano. La pm Manuela Fasolato, in una nota conferma che l’autopsia ha riscontrato sul cadavere della vittima un foro d’ingresso nella tempia sinistra, riconducibile a un proiettile calibro 22. Il proiettile è stato trovato nella parte destra della testa.
Dopo il ritrovamento da parte degli investigatori dell’arma nel terreno adiacente l’appartamento della donna, la magistratura di Rovigo ha disposto ulteriori accertamenti di carattere balistico sul calibro e la compatibilità del proiettile con la pistola ritrovata. Inoltre, a seguito di una prima Tac svolta sul cranio della donna che evidenziava la presenza del proiettile compatibile con un’arma da fuoco, la magistratura ha aperto un fascicolo di indagine contro ignoti per omicidio.
Chi ha ucciso la mamma di Ariano Polesine?
La 31enne marocchina Rkia Hannaoui, era una casalinga e madre di due bambini residente ad Ariano Polesine che apparentemente viveva una vita normale. Chi avrebbe mai potuto ucciderla? La donna è stata dichiarata morta lo scorso 29 marzo.

Dopo che i figli della donna hanno trovato riversa sul pavimento di casa la mamma ancora agonizzante, a giungere sul posto per primo era stato il vicino di casa, nonché proprietario dell’immobile affittato alla famiglia marocchina. L’uomo aveva dichiarato, intervistato dal programma di Rai 2 Storie Italiane, che la versione rilasciata dal marito di Rkia non combaciava con il suo racconto.
Il marito aveva inizialmente riferito di non essere in casa al momento della morte della moglie. Versione che il vicino di casa smentisce ribadendo invece che l’uomo era presente insieme al resto della famiglia. Il giorno del fatto, il 28 marzo, i carabinieri giungono nell’abitazione intorno le 16:00 e nella cucina del piano terra della casa di via Fine ad Ariano Polesine, trovano la donna in fin di vita. L’arrivo all’ospedale di Rovigo della donna è segnalato per le 17:46 dello stesso giorno ma 24 ore dopo Rkia muore in terapia intensiva.
Agli investigatori, uno dei due figli della vittima ha riferito di aver visto la mamma cadere sui fornelli prima di stramazzare sul pavimento. A chiamare i soccorsi è stato il vicino di casa. Il giorno seguente però durante una perquisizione, all’uomo vengono sequestrati i fucili. Si scopre che all’appello manca una pistola. Lebdaoui Asmaoui, marito della donna, anche lui originario del Marocco, invece ha un alibi di ferro. Infatti, quel giorno il 52enne si trovava in un altro luogo in compagnia di altre persone.