Il bilancio di decine di contagiati e quattro neonati morti per un focolaio di Citrobacter: la scoperta durante le indagini analizza un periodo fra il 2018 e il 2020.
Un focolaio di Citrobacter ha causato nell’ospedale Donna e Bambino di Borgo Trento, in provincia di Verona, il decesso di quattro neonati, 90 invece i contagiati (nove di loro rimasti disabili a causa del problema di salute).

La vicenda risale al periodo 2018-2020, ora emergono le ipotesi di reato a vario titolo che vanno dall’omicidio colposo alle lesioni colpose nel settore sanitario. Ad aprire le indagini sono state le denunce presentate dai genitori dei quattro bimbi morti, così come di quelli contagiati e degli altri che hanno riscontrato una disabilità dopo la positività al batterio.
Il caso
Fra le persone coinvolte figurano sette esperti del campo sanitario sui quali pendono accuse a vario titolo. A riportare la notizia è L’Arena che fa il punto sulla situazione. Dopo una consulenza affidata alla Procura di Verona sarebbero emersi due casi a causa dei quali gli operatori sarebbero ora imputabili.
Si tratta nello specifico delle fasi che hanno portato alla diffusione del batterio all’interno del reparto ospedaliero di terapia intensiva neonatale e pediatrica. In questo caso specifico, infatti, le indagini analizzano il periodo 22 febbraio-30 maggio 2022.

Secondo l’accusa, infatti, durante questo periodo non si sarebbe organizzata alcuna riunione del comitato infezioni ospedaliero e della commissione multidisciplinare, così come valutazioni in merito al monitoraggio degli ambienti sanitari.
Risalirebbe allo stesso periodo un caso di decesso e un altro di malformazione, senza dimenticare altri due neonati colpiti dall’infezione. Inevitabile la chiusura del reparto, ma soltanto il 12 giugno 2020, con tanto di irrimediabili conseguenze.
Cosa è il Citrobacter
Si tratta di un batterio che si può trovare nell’ambiente, alimenti e acqua. Proprio in questo caso, di conseguenza, il Citrobacter è stato scoperto anche nei rubinetti dell’acqua presenti nel reparto, così come nei biberon. I tecnici hanno ribadito che le morti si sarebbero potute evitare, magari intervenendo con tutte le accortezze del caso.

Si tratta di un componente presente nella flora batterica dell’intestino, ma può essere causa di gravi infezioni per neonati, così come per anziani e persone immunodepresse.
È sufficiente ingerire alimenti contaminati, venire a contatto con persone, superfici e oggetti per contrarre il batterio Cirobacter. Sul fronte sanitario, inoltre, la trasmissione può avvenire anche mediante il contatto con gli operatori sanitari o con i loro strumenti di lavoro/oggetti utilizzati (in primis strumenti per approfondire le diagnosi).
Chi sono gli indagati
Le persone che hanno ricevuto l’avviso di fine indagini, gli indagati sono sette. Si va da Paolo Biban a Francesco Cobello, rispettivamente ex direttore di Pediatria ed ex dg dell’Azienda ospedaliera universitaria, passando per l’ex direttore medico ospedaliero Giovanni Ghirlanda e l’ex direttore sanitario Chiara Bovo. Nei guai anche l’ex direttore di Microbiologia Giuliana Lo Cascio, Stefano Tardivo (risk manager dell’azienda ospedaliera) ed Evelina Tacconelli (direttore Malattie infettive).