E’ arrivata alla sede del quotidiano de Il Resto del Carlino di Bologna la telefonata di minaccia in relazione al caso Cospito: “Ci sarà un grave attentato”. La Digos al lavoro per individuare il numero da dove è partita la chiamata
Una telefonata anonima di stampo anarchico ha allarmato martedì mattina la sede del quotidiano Il Resto del Carlino in via Mattei a Bologna. Alle 8:05 squilla il telefono. A rispondere è l’addetto alla portineria. Dall’altra parte una voce maschile e giovane con un lieve accenno bolognese lancia la bomba:“A Bologna ci sarà un grave attentato per i fatti relativi a Cospito“. La telefonata si interrompe. Sono appena le 8:06.

Un minuto di terrore corre lungo la linea telefonica ma tanto è bastato a far scattare l’allarme. Il dipendente avvisa dell’accaduto la Digos che interviene immediatamente. Sembra una scena distopica di un film ma è tutto vero. Al momento gli uomini della Digos stanno collaborando insieme alla Procura per individuare l’origine di quella telefonata: il numero di telefono da dove sia partita la chiamata, se si tratta di una casa, un cellulare o una cabina telefonica.
Attraverso i tabulati telefonici si stanno analizzando nei minimi dettagli tutto quello che può servire per cercare di arrivare alla fonte. Per capire cosa e chi si nasconde dietro quel messaggio minaccioso. Se si tratta di un mitomane o se la minaccia sia legata davvero all’ambiente anarchico.
La minaccia anarchica per il caso Cospito: “Ci sarà un grave attentato a Bologna”
Un’unica frase detta con un lieve accento bolognese che ha gettato nel panico l’intera città di Bologna. Martedì 31 gennaio alle 8:05 si sente l’interlocutore anonimo avvisare l’addetto della portineria de Il Resto del Carlino di Bologna dire: “Ci sarà un grave attentato in città”. Poi la chiamata si interrompe. A lanciare la notizia è l’edizione bolognese del quotidiano. La Digos, allertata dopo l’accaduto, è intervenuta in via Mattei per ascoltare il dipendente che ha risposto alla chiamata.

Al momento sono in corso le indagini, per risalire al luogo esatto da cui è partita la telefonata. Sempre alla redazione del Carlino, è arrivata nella giornata di ieri anche una lettera dai toni minacciosi contro la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro della Difesa Guido Crosetto. Il contenuto della missiva verteva contro la politica del Governo italiano sul conflitto in Ucraina. In un passaggio della lettera, il mittente sconosciuto scrive: “In caso di persistenza, saremo costretti a prendere dei seri provvedimenti”.
La chiamata è giunta alla sede del quotidiano intorno alle 8 di martedì: la voce apparterebbe a un uomo giovane, senza accento o con lieve inflessione bolognese. Una telefonata di meno di un minuto. La Digos sta cercando di ricostruire da dove sia partita, se da un telefono pubblico o da un cellulare.
Il caso Cospito divide la politica: la vicesindaca di Bologna firmò l’appello
Al centro dei dissapori a Bologna il caso Cospito che ha diviso la politica italiana. Emily Clancy, vicesindaca, si è esposta in difesa della battaglia dell’anarchico Cospito contro il regime del 41 bis, aderendo pubblicamente all’appello sottoscritto da diversi intellettuali al fine di chiedere al ministro della Giustizia di intervenire a favore di Alfredo Cospito all’ergastolo.

La vicesindaca di Bologna intervenne quando Cospito era in sciopero della fame da quasi tre mesi scrivendo, come riporta anche Repubblica, che: “l’azione dell’anarchico interpella le nostre coscienze e solleva questioni di etica e di diritto fondamentali quali: l’autodeterminazione dell’individuo, la vita umana e la dignità della persona. Le condizioni del regime penitenziario italiano, l’idea stessa di sistema penitenziario. Dal 2009 a oggi sono quattro i detenuti che sono morti durante lo sciopero della fame che stavano portando avanti, facendo del proprio corpo l’estremo strumento di protesta e di affermazione della propria identità. Cospito rischia seriamente di morire. Può essere questione di settimane o, addirittura, di giorni. E l’urgenza è quella di salvare una vita e di non rendersi corresponsabili, anche con il silenzio, di una morte evitabile”.
Questa presa di posizione ha spaccato gli animi in città. Il pensiero del primo cittadino bolognese, Matteo Lepore che ha giudicato la scelta della sua vice: “una opinione personale, dovuta a un eccesso di umanità“. Mentre, sul versante opposto, l’avvocatessa nonché sfidante alle primarie per il Comune di Bologna della stessa Clancy, Isabella Conti, ha spiegato che lei “non avrebbe mai firmato l’appello scritto così. Questo perché: “il regime del 41bis è stato istituito per motivi precisi. Non sovrapponiamo il tema della difesa dei diritti di chi è in carcere con il tema del 41bis, o rischiamo di fare confusione”.