Una chiacchierata “intima” quella dell’avvocato Franco Coppi che ha seguito Sabrina Misseri nel caso Avetrana. L’avvocato racconta: “Mi scriveva una lettera a settimana”
Intervistato nel suo studio di Roma dal Corriere della Sera, l’avvocato Franco Coppi, legale di Sabrina Misseri per il caso di Avetrana, parla a ruota libera. Racconta anche di quando la sua assistita, in carcere, gli scriveva una lettera a settimana.

Ma l’84enne tifoso della Roma, nato a ottobre, racconta anche della sua vita professionale. Una esistenza dedicata alla giurisprudenza e dice: “>Nei palazzi di giustizia succedono cose stravaganti”. E’ il caso, confessa il legale, di un aneddoto avvenuto in Cassazione.
Coppi racconta:”Era un processo per reati sessuali. La presidente fa un appello alle parti; vi prego di usare toni soft, chiede, e di non impiegare parole che facciano riferimento a parti corporali. Mi sono chiesto: e cosa racconto se non posso parlare del corpo? Così quando è toccato a me ho detto: presidente, io mi adeguo, parlerò di problemi di dietro. C’è stato un momento di gelo, ho pensato: adesso mi accusa di oltraggio, e invece stava cercando di capire che cosa volessi dire, e quando l’ha capito ha esultato: bravo avvocato, bravo!”.
Caso Avetrana: il racconto di Franco Coppi, legale di Sabrina Misseri
Raggiunto per un’intervista dall’avvocatoFranco Coppi espone non solo aneddoti stravaganti sulla sua vita da legale ma affronta anche questioni di interesse più serio. Quindi, alla domanda del cronista su quale sia, secondo lui, il problema più grave della giustizia, il legale 84ennerisponde:

“La cosa che più salta agli occhi è la lunghezza abnorme dei processi. Mediamente 7-9 anni, è un tempo mostruoso. Quand’ero giovane andavo in udienza e sapevo che il processo avrebbe avuto una durata accettabile. Oggi capita che il pm discuta a gennaio e la difesa a dicembre. Fissano udienze dopo un anno. Ho la sensazione di una certa trasandatezza, nel sistema Giustizia, come se ci fossimo tutti quanti un po’ abbassati di livello. Per rialzare il livello bisognerebbe, secondo me, restituire al giudice del dibattimento la conoscenza degli atti”.
Sul caso Avetrana, invece, Coppi racconta che inizialmente con la sua cliente, Sabrina Misseri,“si scrivevano una lettera a settimana, adesso all’improvviso tace. So che è in crisi e questo mi amareggia e mi preoccupa. Sono convintissimo dell’innocenza sua e di sua madre. Abbiamo fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo e abbiamo superato il primo controllo di ammissibilità. Ma i tempi sono lunghi. Lascerò il caso in eredità al mio studio”.
Il delitto di Avetrana 13 anni dopo
Il 26 agosto 2010 la 15enne Sarah Scazzi arrivava a casa della cugina Sabrina Misseri distante poche centinaia di metri dalla sua abitazione. L’idea del giorno era andare al mare insieme alla cugina. Ma la ragazza non avrebbe mai più visto ne il mare ne sarebbe arrivata a casa dai genitori.
Il delitto di Avetrana è uno dei casi di omicidio che ha avuto più rilievo mediatico nella storia della cronaca nera italiana. Inizialmente fu Michele Misseri, lo zio di Sarah ad essere accusato dell’omicidio. Cinque giorni dopo il ritrovamento del cadavere della ragazzina decise di confessare di aver ucciso la nipote dopo aver abusato sessualmente di lei. Ma da lì a qualche giorno dopo l’uomo avrebbe chiamato in causa anche la figlia Sabrina, sostenendo dapprima la sua complicità e dandole la colpa per la morte della ragazza. Così la cugina Sabrina aveva ucciso Sarah e lo zio aveva partecipato all’occultamento del cadavere.
Il movente del delitto sarebbe stata la gelosia e la rivalità amorosa tra le due cugine per Ivano Russo, con cui Sabrina aveva avuto una relazione, chiusa improvvisamente dall’uomo. Inizia così il processo sul caso Avetrana, concluso nel 2020 con le condanne definitive: a uccidere Sarah fu la cugina Sabrina con l’aiuto della madre Cosima Serrano (zia della vittima). Per entrambe la pena è l’ergastolo. Lo zio Michele Misseri fu condannato a 8 anni di reclusione per occultamento di cadavere, mentre Ivano Russo a 5 anni per falsa testimonianza. Queste ultime due condanne sarebbero state poi annullate.