Ama, le intercettazioni dei ladri del carburante a Roma: “con il gasolio ci pago i debiti”

Lo scandalo che ha investito l’Ama ha portato al momento 18 persone a rischio processo. L’inchiesta sull’Azienda municipalizzata dei rifiuti di Roma Capitale e i dipendenti che rubavano il carburante

Il fil rouge che per anni ha invaso il modo di agire di un dipendete su tre dell’Azienda romana dei rifiuti si basava su “lo fanno tutti”. Pensiero non giustificato ma che per molto tempo ha portato i netturbini dell’Ama a rubare il carburante per i propri fini.

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Ama, le intercettazioni dei “ladri” di carburante a Roma, le tecniche usate (ansa) qnm.it

Al momento, secondo l’inchiesta della Finanza, coordinata dal sostituto procuratore di Roma, Carlo Villani, solo per i furti di gasolio 18 persone sono a rischio processo e altre 7 hanno patteggiato già pene da 2 anni e 3 mesi di reclusione a un anno e 11 mesi.

Ma questa non è che l’inizio di tutto poiché dagli atti dell’inchiesta è emerso un numero abnorme di dipendenti che in tre anni (dal 2017 al 2020) sottraevano gasolio e benzina dai mezzi Ama: 2.064 dipendenti, ovvero uno su tre. Un dato allarmante se si considera che nel totale il personale dell’Azienda municipalizzata conta circa 7 mila dipendenti.

Scandalo Ama, i netturbini che rubavano il carburante per pagare debiti e prestiti

Nelle diverse intercettazioni eseguite dagli uomini delle Fiamme gialle, spunta uno dei dipendenti Ama tra i più spregiudicati. Lui è Simone D. che in una delle intercettazioni ambientali si sente dire al telefono alla compagna, come riporta il Messaggero: “Con i lavori del gasolio pago i prestiti e il mantenimento di mia figlia”.

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Ama, le intercettazioni dei ladri di carburante a Roma: “Con il gasolio ci pago i debiti” – ansa – qnm.it

Ma questo “rubare” comporta fatica all’uomo, tanto che dice: “Sta diventando come quando pagavo tanto di mutuo ed ero obbligato a fare il doppio lavoro”. Dalle molte intercettazioni spunta fuori anche il nome della tecnica usata dai predoni. Loro la chiamano “la bevuta”: manovra che consiste nello svuotare i serbatoi dei mezzi di servizio con il risucchio, per poi vendere sottobanco il gasolio rubato.

Utilizzavano in modo improprio la carta prepagata aziendale, facendo risultare come avvenuti diversi rifornimenti effettuati su furgoncini che erano fermi in officina. I litri di carburante sottratti sono in totale 293.858. La prassi, secondo la consulenza tecnica agli atti dell’inchiesta, era consolidata da molto tempo.

Nessun controllo sulle carte carburante aziendali

Secondo Igor Catania, consulente tecnico della Procura della Repubblica di Roma, la criticità maggiore nel caso dei furti di gasolio era dovuta alla non controllabilità delle carte carburante aziendali: “un quadro di criticità nella gestione delle carte e, soprattutto, nelle procedure di controllo”.

Le operazioni descritte risultano numerose ed incongruenti: molti rifornimenti giornalieri effettuati dallo stesso operatore, oppure rifornimenti svolti “su mezzi in stato di fermo”. Inoltre, i netturbini allo scopo di depistare eventuali indagini a loro carico sono arrivati a danneggiare i mezzi. Come si legge negli atti: “Programmavano i guasti per assicurarsi la bevuta”.

Ancora, si legge che uno degli indagati ha “manomesso l’impianto frenante del mezzo per renderlo inefficiente e per evitare di perdere il carico”. Aggiungendo: “Stiamo tagliando i fili dei freni…in modo che dico che sono rientrato e si è accesa la spia”. Ed è sempre lo stesso netturbino a dispensare consigli pratici ai suoi complici su come fare: “Stai già facendo l’opera d’arte?” chiede a un collega suggerendogli come posizionarsi per scaricare meglio il carburante: “Se fai il cancello è meglio, non ti si vede, c’è il casale che ti copre”. Oltre all’inchiesta, la stessa Azienda Ama ha avviato un’indagine interna. Le lettere di licenziamento sono già partite dopo le 33 arrivate a destinazione tra novembre e aprile scorso.