Il caso Alice Neri potrebbe essere ad una svolta: incidente probatorio con il principale sospettato e altre persone vicine all’uomo. Quali sono i sospetti e cosa emerge.
Il mistero della morte di Alice Neri si infittisce. La 32enne di Ravarino, madre di una bambina di quattro anni, è stata trovata morta carbonizzata all’interno della propria autovettura. La donna è deceduta fra il 17 e il 18 novembre 2022 a Concordia, paese della provincia di Modena.

Intanto alle ore 9 di lunedì 6 marzo 2023 è in programma l’incidente probatorio con alcuni cittadini tunisini, amici del principale sospettato Mohamed Gaaloul, che avrebbero già ribadito di averlo visto rientrare a casa con gli abiti sporchi di olio. Le indagini sul caso proseguono e sugli sviluppi emerge il massimo riserbo. Gaaloul è il 29enne indagato per l’omicidio di Alice Neri, arrestato di recente in Francia, al confine con la Svizzera.
I dubbi sulla vicenda
Proprio l’olio potrebbe essere stato infatti utilizzato per aumentare le fiamme e accelerarne il processo, da qui la Ford Fiesta della donna in fumo nel giro di pochissimo tempo nelle campagne di Concordia. Gli investigatori non escludono nulla, ma prima di tutto questo ci saranno da ascoltare i tre testimoni, sperando che possano fornire degli elementi utili.
L’avvocato Roberto Ghini, legale che si occupa della difesa di Gaaloul, aveva invece chiesto un rinvio dell’udienza, così da trascrivere le intercettazioni dei tre. Si tratta di lunghe conversazioni, della durata di circa sei ore, avvenute all’interno della caserma dei carabinieri. A riportare la notizia è Il Resto del Carlino.

Proprio i tre non avrebbe le idee molto chiare su quella giornata del 18 novembre 2022, questo è almeno quanto emergerebbe dalle intercettazioni. Ad aprire la porta al sospettato sarebbe stato Ahmed, ma sulla vicenda non sembrerebbe esserci concordanza con gli altri testimoni Moussa e Rabia. Discrepanze su condizioni meteo, orari e macchie di olio notate sugli abiti di Gaaloul.
Lo stesso Moussa ha ribadito di “non ricordare niente di quel giorno lì“, ma la confusione sarebbe emersa anche su altri aspetti della vicenda. Lo stesso avvocato ne ha parlato senza girarci troppo intorno. “Ho ascoltato con attenzione le intercettazioni ambientali e dimostrano che i tre testimoni hanno un ricordo poco preciso sia sul giorno, sia sugli orari, sia sulle effettive condizioni in cui si sarebbe trovato il mio assistito“, ribadisce Ghini.
Cosa non torna
Le indagini si concentrano anche su altri dettagli, nello specifico su un altro uomo, cioè il collega e vittima che avrebbe scritto ad Alice Neri diverse lettere d’amore. Avrebbe cercato di parlare con la vittima, inviandole una serie di messaggi, ma la donna avrebbe risposto per dirgli che si trovava altrove, precisamente in un “bar dei cinesi a San Prospero“, si legge. Il collega ha confermato a chi indaga sul caso di essere passato dal bar quello stesso pomeriggio, sperando di trovarla lì, ma niente da fare.

Tutto ciò sarebbe la conferma di uno scambio di messaggi fra la vittima e il collega avvenuti ore prima del delitto. A distanza di non molto tempo, probabilmente nell’ora successiva, Alice Neri avrebbe raggiunto lo Smart Cafè, insieme ad un altro collega, nel caso specifico il terzo indagato per la sua morte.
Un altro elemento utile durante l’incidente probatorio potrebbe arrivare dalle testimonianze dei tre cittadini tunisini, nonché da un altro aspetto che riguarda i reperti. Fra questi c’è il borsello indossato da Gaaloul la mattina dello scorso 18 novembre. L’accessorio potrebbe avere tracce di olio compatibile con quello utilizzato per accelerare il processo di incendio sulla vettura di Alice Neri. Il cerchio si stringe e gli investigatori cercano di raccogliere materiale utile, così da chiudere quanto prima il caso e accertare chi abbia ucciso la 32enne.