Alessia Pifferi, figlia Diana abbandonata e morta di stenti: dalla perizia di parte spunta un grave ritardo mentale

Alessia Pifferi è in carcere con l’accusa di aver ucciso e fatto morire di stenti sua figlia Diana di un anno e mezzo: ora emerge un dettaglio che riguarda un ritardo mentale. 

La donna è accusata di omicidio aggravato per aver fatto morire di stenti la piccola Diana, neonata lasciata in casa per sei giorni. Gli accertamenti medici hanno evidenziato un “gravissimo ritardo mentale” che mostra una donna della sua età con un quoziente pari a quello “di una bambina di sette anni“.

Pifferi
La strategia della difesa di Alessia Pifferi, cosa emerge dagli accertamenti medici (ANSA)

A parlarne è l’avvocato Alessia Pontenani che ha analizzato il caso di Alessia Pifferi. Hanno messo una bambina in mano a una bambina“, ribadisce il legale che si sta occupando del caso.

La vicenda

Proprio la Corte d’Assise di Milano potrebbe così disporre di una perizia per valutare la situazione psicofisica della donna all’epoca dei fatti. L’avvocato Pontenani lo ha ribadito al termine dell’udienza che si è svolta martedì 16 maggio 2023, in base anche ai risultati degli accertamenti che si sono svolti all’interno del carcere di San Vittore. I consulenti di parte hanno infatti parlano di una donna con il “quoziente intellettivo di una bambina di sette anni“.

Il difensore di Alessia Pifferi potrebbe così valutare la richiesta di una perizia psichiatrica tale da valutare la capacità di intendere e di volere della donna all’epoca dei fatti. Per lei gravissime accuse dopo aver abbandonato la neonata Diana, piccola deceduta a causa degli stenti dopo sei giorni chiusa in casa.

Alessia Pifferi
Alessia Pifferi e le accuse dopo aver lasciato la figlia Diana in casa da sola per sei giorni (Immagine Rete)

Nel corso dell’udienza, l’avvocato ha spiegato le ragioni di una vicenda ancora tutta da chiarire. Intanto il prossimo 24 maggio è previsto un nuovo ritorno in Aula, così da approfondire altri aspetti sulla vicenda Pifferi. “Era circondata da persone che non si sono rese conto di quello che stava accadendo e lei non è stata in grado di gestire sua figlia che ora le manca. È disperata perché lei non c’è“, conclude l’avvocato che difende la donna.

La strategia della difesa

La difesa della donna ha chiesto alla Corte una perizia medico-psichiatrica, conseguenza degli esami effettuati nella casa circondariale di San Vittore, così da verificare la possibile incapacità di intendere e volere della donna all’epoca dei fatti.

La Procura si è invece opposta all’istanza e ha chiesto l’estromissione dal fascicolo del processo dei documenti, redatti in carcere, riguardanti la situazione medico-psichica di Alessia Pifferi. La richiesta è stata rigettata, definendo tali relazioni invece utilizzabili, da qui l’ingresso nel procedimento di vari documenti.

Alessia Pifferi
Alessia Pifferi e la novità sull’omicidio della figlia di pochi mesi (Immagine Rete)

La difesa ha inoltre spiegato che insisterà ancora con la perizia. Nel frattempo il processo a carico di Alessia Pifferi continua e non si esclude novità in tal senso. Difesa e accuse valutano le rispettive strategie processuali, consapevoli ambo i lati di una vicenda difficile e alquanto intricata.

L’avvocato ha parlato di una insegnante di sostegno che l’avrebbe seguita all’epoca della scuola. “La signora ha un problema serio ed è stato un peccato che nessuno l’abbia mai aiutata. Aveva un insegnante di sostegno. Era seguita da una psicologa che adesso sto cercando di rintracciare […] Nessuno l’ha più aiutata quando ce n’era bisogno, né la famiglia, né i servizi sociali. È una tragedia per tutti, questa. Per me la madre e la sorella  dovrebbero essere indagate per abbandono di minori“, ribadisce l’avvocato.