Alberto Stasi esce dal carcere per motivi di lavoro: l’uomo accusato di aver ucciso la fidanzata Chiara Poggi si trova a Bollate.
Il 39enne è stato condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco (Pavia), ora invece la possibilità di stare fuori dalla casa circondariale per motivi di lavoro.

Alberto Stasi si trova dal 2015 nel carcere di Bollate, ma esce per laboro. Sono quattro mesi che infatti l’uomo esce quotidianamente e poi fa ritorno in cella. A comunicare la notizia è il Corriere della Sera che parla del suo lavoro esterno, ammesso in questo caso dal Tribunale di sorveglianza di Milano.
La decisione su Alberto Stasi
Stasi esce dal carcere per motivi di lavoro e svolge compiti di tipo amministrativo-contabile, con tanto di prescrizioni su orari di uscita e rientro in cella, così come sui mezzi di trasporto da utilizzare e sui percorsi da seguire. Per l’uomo di 39 anni è stato raggiunto in sede civile, precisamente nel 2018, la cifra di 700mila euro come forma di transazione risarcitoria: metà sarebbero stati liquidati, altri invece promessi mediante detrazioni sugli stipendi durante e dopo la pena scontata in carcere.

Il fine pena per Stasi è in programma nel 2030, ma vista la buona condotta potrebbe anticipare di diversi mesi, probabilmente uscendo nel 2028. Non è escluso l’affidamento in prova nel 2025, tutto questo dipenderà però dal comportamento che Alberto Stasi avrà nel corso dei mesi a seguire.
Il commento della madre di Chiara
A parlarne è Rita Preda, madre di Chiara Poggi, che ha rilasciato un commento dopo aver letto la notizia di Alberto Stasi. Nonostante la condanna in via definitiva a 16 anni di carcere, infatti, il 39enne è stato ammesso al lavoro esterno. Potrà lasciare il carcere di Bollate, seppur per alcune ore, facendovi successivamente rientro. Rigidi i controlli nei suoi riguardi, con tanto di precise indicazioni su mezzi e percorsi da seguire in maniera certosina.
“Sapevamo che questo momento sarebbe arrivato, ma come genitori ci spiace perché sono passati solo 7 anni. E spiace anche il modo in cui lo abbiamo saputo, dalla stampa, non siamo stati avvertiti da nessuno“, spiega con grande delusione la madre di Chiara Poggi. La donna ha specificato di essere consapevole del fatto che questa sia la legge, ma “come genitori di Chiara siamo un po’ dispiaciuti che dopo così pochi anni possa già riprendere una vita“, commenta la donna.

La donna non si è soffermata sulla transazione e il risarcimento, pari a 700mila euro, ma ha voluto rimarcare il fatto che non sia mai giunta alcuna parola di pentimento per quanto commesso a Garlasco quel giorno di agosto del 2007. Una vicenda che a distanza di anni torna in auge anche con il commento della madre di Chiara Poggi.
La condanna in via definitiva è cosa fatta per Stasi, ma ora ci sarebbe la possibilità di lavorare e pagare anche la seconda parte del risarcimento per la famiglia della giovane uccisa in provincia di Pavia.
Non è tardata ad arrivare neanche la risposta dell’avvocato della famiglia di Chiara. “C’è un tema di ammissione di responsabilità. Il primo giudice aveva negato il lavoro esterno perché Stasi non ha mai ammesso nulla. Altri tribunali non lo concedono se non risarcisci e non c’è un pentimento. Succede solo a Bollate e per i detenuti mediatici“, ha ribadito il legale Gianluigi Tizzoni.