C’è una svolta nelle indagini sull’omicidio di Mohamed Ibrahim Mansour il 44enne ucciso e bruciato in auto. Per il delitto sono indagati anche i genitori dei due fratelli ritenuti i presunti assassini
Mohamed Ibrahim Mansour, è stato ucciso barbaramente in un capannone di Cassolnovo, provincia di Pavia lo scorso 11 gennaio. Il corpo senza vita è stato rinvenuto tre giorni dopo l’uccisione nella sua auto completamente bruciato. Per l’omicidio del 44enne di origini egiziane sono indagati anche i genitori dei due fratelli arrestati per il delitto.

Le indagini, quindi, sono ad una svolta con l’entrata in scena degli altri due indagati: il padre e la madre di Massimo e Claudio Rondinelli. I due fratelli sono stati fermati dai carabinieri martedì scorso insieme a un’altra persona, il 37enne Luigi D’Alessandro, fidanzato di una delle loro sorelle. Il 44enne morto, invece, aveva avuto una figlia dall’altra sorella dei due presunti autori dell’omicidio.
Mohamed, prima di essere arso dalle fiamme, è stato raggiunto da tre colpi di fucile da caccia calibro 12 e un colpo di pistola calibro 9. Il cadavere è stato trovato tre giorni dopo bruciato nella sua macchina, nella frazione di Morsella di Vigevano. Secondo le indagini effettuate dagli inquirenti, il delitto sarebbe legato a questioni di carattere familiare.
Ucciso e bruciato: per l’omicidio del 44enne egiziano indagati anche i genitori dei due presunti killer
Monsour aveva lavorato con la famiglia Rondinelli e da loro, il 44enne egiziano, avrebbe preteso di avere garanzie economiche derivanti da alcuni terreni di loro proprietà per il sostentamento della figlia. Questa avuta con una delle due sorelle dei presunti assassini. La bambina in quel momento era in affidamento provvisorio presso una famiglia in un’altra provincia.

Per l’omicidio sono stati arrestati dai carabinieri i due fratelli Rondinelli, Massimo e Claudio. Resta da capire ora che ruolo possano aver svolto nella storia anche i genitori dei due presunti assassini. In effetti, ancora non è stato reo noto il reato a loro carico. Una delle ipotesi avanzata dagli investigatori è che i due coniugi potrebbero essere stati a conoscenza del piano dei loro due figli per uccidere Mohamed.
Dopo l’arresto uno dei fratelli, Claudio Rondinelli, si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande poste dagli inquirenti. Adesso, nel registro degli indagati anche i genitori Antonio e Carmela che, se non collaboreranno con la giustizia, potrebbero aggravare la loro posizione e quella dell’intera famiglia.
Il tentativo di depistare le indagini
Il carattere del 44enne egiziano era abbastanza noto nella cittadina pavese per essere poco calmo. I presunti assassini sarebbero stati accompagnati quel giorno dal compagno di Elisa, una delle due sorelle dei fratelli Rondinelli. Mentre, Mohamed aveva avuto una breve relazione con la seconda sorella dei due fratelli, Daniela, con la quale aveva avuto una bimba.

Il movente del delitto rimane, per gli inquirenti, una presunta “punizione verso l’ex cognato” per aver avanzato pretese economiche dal padre di Daniela, Antonio Rondinelli. . All’inizio di questo anno l’egiziano avrebbe aumentato la pressione verbale e fisica sulla famiglia Rondinelli. L’attività investigativa portata avanti dal Comando provinciale dei carabinieri risulterebbe solida: gli assassini non potevano che essere nel capannone dove avvenne il delitto. Inoltre, l’incrocio tra le celle agganciate dai telefonini e le telecamere sulle strade limitrofe avrebbe escluso, nello stesso capannone, la presenza di altre persone.
La struttura è di fatti di proprietà del capofamiglia: Antonio Rondinelli. Quest’ultimo aveva affidato il capannone al 44enne per lavorare alla piantagione di ciliegi. Secondo le le ipotesi degli investigatori, i tre indagati erano sicuri di aver eliminato ogni traccia di quanto fatto per depistare le indagini e far credere, invece, che l’omicidio fosse avvenuto a seguito di un regolamento di conti tra spacciatori. Ma si sbagliavano. E ora, in mezzo a tutto questo, potrebbero rientrarci anche i genitori.