Rossi-Marquez, l’ultimo affondo fa infuriare i fan: “Non devo essere amico di tutti”. La storia si ripete ancora una volta, nessuna pace
La storia dice che Valentino Rossi si è fermato a 9 titoli, sette dei quali conquistati nella Classe regina del Motomondiale. Ma la stessa storia poteva essere riscritta in almeno due occasioni. Nel 2006 il pesarese fece tutto da solo, cadendo nell’ultima gara a Valencia lasciando spazio a Nicky Hayden. La seconda nel 2015 e quella volta fece tutto Marc Marquez.

Tutti ricordano le polemiche feroci per il contatto tra Valentino e Marquez a Sepang e la conseguente penalizzazione che costrinse il ‘Dottore’ a partire per ultimo a Valencia. Così di fatto consegnò il titolo a Jorge Lorenzo che era suo compagno di team in Yamaha e il più felice di tutti fu proprio il rivale della Honda.
Una ferita aperta, soprattutto per i tifosi di Valentino che non ha mai dimenticato. Ne aveva parlato alla fine del 2021, quando si era ritirato ufficialmente: “Ho dei brutti ricordi del 2015 perchè stavo facendo una grande battaglia con Lorenzo e ho avuto alcuni problemi con Marquez che mi hanno fatto perdere. Mai prima d’allora si era visto un campione correre per far perdere un altro e non per vincere”.
Poi quattro mesi fa ci era tornato sopra, quando Marquez aveva detto che tornano indietro si sarebbe comportato nello stesso modo: “Tutti hanno capito cosa è successo, ovvio che lui vada avanti su questa linea. Quindi tutte le volte che dice che non è vero fa solo una brutta figura”.
Rossi-Marquez, l’ultimo affondo fa infuriare i fan: lo spagnolo non ha mai cambiato idea
Vero, ma Marc Marquez ancora oggi è convinto di essere dalla parte della ragione e non ha mai chiesto scusa. Anzi, nelle ultime settimane ha concesso diverse interviste prima di partire con i test ufficiali della MotoGP e ha ripetuto lo stesso concetto.
Lo ha fatto anche nella sua ultima apparizione in un noto programma della tv spagnola. Prima ha confermato che da ragazzino i suoi idoli erano Jorge Pedrosa, con cui ha corso nella Honda, e Valentino Rossi. Ma nel 2015 anche prima di Sepang era già cambiato tutto e lui non ha nulla da rimproverarsi.
“Io avevo 22 anni, lui almeno dieci di più, era lui quello esperto. Poi è arrivata la conferenza della Malesia e mi ha attaccato pubblicamente. È stata una mancanza di rispetto: non dovevo essere io a parlare con lui, ma lui con me. Mi ha scioccato, quindi non sapevo come reagire. Credo che sia stata una vera e propria intimidazione”.

Poi il contatto e anche su quello non ha mai cambiato idea: “Mi ha buttato giù, non è stato un fatto accidentale, ha perso il controllo. Non è accidentale spingere verso il lato della pista un altro pilota, guardarlo e colpirlo alla gamba. Ora possiamo risolvere? Non c’è la volontà di farlo, né da parte sua né dalla mia. Prima c’era da parte mia, ora non più. Non devo essere amico di tutti”.
Rossi contro Marquez, la verità nelle parole di Jorge Lorenzo: ecco come tutto è cominciato
Ma c’era anche un terzo incomodo, perché di quella situazione ha beneficiato Jorge Lorenzo che molti, almeno tra i tifosi di Rossi, hanno considerato come il vero mandante. Perché alla fine di quella stagione è stato lui a festeggiare e per quello che si era visto in pista in realtà avrebbe meritato un altro.
Intervistato da DAZN qualche tempo fa, il campione maiorchino aveva individuato l’inizio di quella rivalità furiosa. In Argentina ad inizio stagione c’era già stato un contatto, con Marquez a terra ma senza penalità per Rossi. Il vero pomo della discorsia però, nell’ultimo giro del GP d’Olanda ad Assen. Affrontando la chicane finale, Marc attaccò Valentino con una staccata ben oltre il limite dando una carenata alla Yamaha del rivale. Rossi per non cadere tagliò la curva e vinse, con la giuria che non lo penalizzò.

“Da quel momento Marquez non voleva più che Valentino vincesse il Mondiale”. Così, prima ancora di Sepang nel GP d’Australia a Phillip Island c’era stato il palese ostacolo di Marquez nei confronti di Rossi per far scappare Lorenzo. E in Malesia arrivò la resa dei conti finale che però costò il titolo solo al pesarese.