Paralimpiadi 2012, doping: l’orrore del boosting crea polemica

BT Paralympic World Cup - Day Four

Mandate in archivio le Olimpiadi londinesi, spazio e telecamere si spostano sulle Paralimpiadi che stanno per prendere avvio sempre nella capitale britannica. La notizia riportata da alcune autorevoli testate giornalistiche europee è raccapricciante, incredibile. Il britannico Daily Telegraph, seguito da altre testate è voluto andare a fondo, raccogliendo informazioni e scrutando il dietro le quinte della manifestazione che vedrà protagonisti atleti disabili di tutte le nazionalità.

Parliamo di pratiche e usanze al limite dell’umano, dell’etica se vogliamo, azioni e riti sconcertanti che non dovrebbero macchiare lo sport a nessun livello. Gli atleti si provocano dolore per aumentare le prestazioni sportive. Questa la notizia chic che sta facendo il giro del mondo e lascia dieto di sè perplessità e rabbia. E’ il boosting, il doping degli atleti delle Paralimpiadi. Scariche elettriche e ossa rotte per alzare la pressione sanguigna e l’adrenalina in circolo nel sangue. Una pratica pericolosa per la salute degli atleti, non solo per il dolore autoinflitto, ma anche per l’elevato rischio di infarto. Tutto per salire su un podio, raccogliere una medaglia, vedere il proprio nome pubblicato sulla prima pagina di un quotidiano sportivo o riscattare in qualche modo la propria vita, affermandosi nel mondo sportivo. Parliamo di persone prima che di atleti con cui il destino è stato beffardo e impietoso. Reduci di guerra, ragazzi arruolati in qualche forza militare e spediti lontano da casa nel nome di riportare la pace in qualche luogo sperduto devastato dalla guerra e in cui hanno visto la morte in faccia. l boosting, o doping del dolore, è stato bandito dal comitato paralimpico perché illegale, proprio come l’epo o le altre tipologie di doping.

I metodi per provocarsi il dolore necessario vanno dallo strizzarsi i testicoli a rompersi un osso, oppure stimolarsi i muscoli con scariche elettriche o ancora bloccare i cateteri. Di tutto di più dunque dietro le Paralimpiadi e quel che è peggio è che l’infliggersi sofferenza senza limite per far reagire un corpo già provato da amputazioni o costretto su di una carrozzina è diventata un’abitudine molto diffusa da questi sfortunati atleti in debito con la sorte. Craig Hunter, capo del comitato paralimpico inglese, ha detto: “E’ come il doping e alcune persone sono disposte a farlo e quindi imbrogliare. Abbiamo disposto un programma educativo per i nostri atleti, che sono pienamente consapevoli che non incoraggiamo il boosting in nessuna delle sue forme”.