Si ai dopati a Londra 2012: con questa frase choc potremmo riassumere la sentenza del Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna che ha dichiarato ”non valida e inapplicabile” la norma del CIO che escludeva gli atleti già fermati per doping: chi ha scontato squalifiche anche superiori ai 6 mesi potrà così partecipare alle Olimpiadi londinesi.
Questa decisione, destinata a far discutere, ha già già aperto un bivio di opinioni: da un lato c’è chi vuole dare un’immagine totalmente pulita delle Olimpiadi e per questo non si può che prescindere dell’esclusione di atleti che in passato hanno avuto a che fare con il mondo del doping; dall’altra parte, però, la voglia di dare una possibilità a chi abbia già pagato per un errore del passato anche in virtù della regola del “ne bis in idem” secondo cui non si può essere puniti due volte per lo stesso reato. Da che parte stare?
– La regola 45 della Carta Olimpica:
Il Tnas ha dichiarato non valida la regola 45 della Carta Olimpica. Nata nel 2008 per inasprire la lotta al doping, che cosa stabilisce tal regola? La non eleggibilità per le Olimpiadi successive alla scadenza della squalifica a tutti gli atleti fermati oltre 6 mesi per doping. Testualmente afferma: “Ogni atleta che sia stato sanzionato con una squalifica di più di 6 mesi da parte di una qualunque agenzia antidoping non può partecipare in nessun modo all’edizione dei Giochi olimpici successiva al termine della squalifica”.
– La decisione del Cio:
“La decisione del Comitato esecutivo del Cio del 27 giugno 2008 che vieta agli atleti sospesi per un periodo superiore ai sei mesi a causa di una violazione delle regole antidoping di partecipare alle prossime Olimpiadi dopo la conclusione della sospensione è non valida e inapplicabile”.
– I beneficiari:
Tra i più famosi, LaShawn Merritt, campione olimpico a Pechino nei 400 metri, la martellista russa Tatyana Lysenko, la nuotatrice americana Jessica Hardy, l’ostacolista spagnola Josephine Onyia, la cestista americana Diana Taurasi, il nuotatore brasiliano Cesar Cielo, la campionessa mondiale dei 3000 siepi spagnola Marta Dominguez e diversi ciclisti tra cui lo spagnolo Alejandro Valverde.
– Federciclismo: no ai dopati
Ma il caso del ciclismo non sarà valido per l’Italia. La decisione del Cio, infatti, non modifica la linea di condotta della nostra Federciclimo secondo quanto ha dichiarato il presidente della federazione Renato Di Rocco: “Noi i superdopati continueremo a non convocarli. La maglia azzurra è una nostra discrezionalità. Andremo avanti con il nostro progetto, che ha cambiato la credibilità del nostro ciclismo e ha fatto bene al ricambio generazionale. Non ci saranno modifiche da parte nostra, noi continueremo con le nostre logiche. Abbiamo aderito alle norme del Cio in base a quanto fatto dal comitato inglese. Le convocazioni per le Olimpiadi non le gestiamo noi ma il Coni. Se ci saranno ricorsi li affronteremo e vedremo. Se avranno ragione altri ci adegueremo. Ma continuiamo a pensare che quello che è stato fatto dalla Federazione è la soluzione migliore”.
– Come cambiare la regola 45?
Il Tas ha evidenziato che “se il Cio volesse escludere dalle Olimpiadi degli atleti sanzionati per doping, potrebbe proporre una modifica del Codice mondiale per poi sottoporla ai firmatari del codice stesso. In tal caso, non ci sarebbero problemi con il principio che prevede che una persona non può essere sanzionata due volte per lo stesso fatto, perchè l’ineleggibilità sarebbe parte di un’unica sanzione”. Soluzione che verrà presa in futuro?
– La lotta al doping a Londra 2012:
L’organizzazione olimpica londinese cercherà di rendere la vita difficile agli atleti con “strane” intenzioni: un esercito di 100 medici lavoreranno a pieno ritmo in un super laboratorio equipaggiato con i più sofisticati strumenti di diagnosi. “Abbiamo un laboratorio eccellente, disponiamo delle tecnologie più avanzate per rilevare la presenza di sostanze dopanti, siamo aggiornati sulle ultime novità in campo scientifico e il fatto di sapere che abbiamo in mano tutti questi strumenti, potrebbe avere sugli atleti un effetto deterrente” ha commentato Reuters David Cowan, direttore del Drug Control Centre al King’s College di Londra, l’istituto incaricato dei controlli sugli atleti durante le Olimpiadi.
Basterà a diminuire sempre più i casi di doping? Di certo dopo questa decisione del Tas, questi medici potrebbero lavorare di più e con maggior pressione…
Foto da AP/LaPresse