Con il cuore e con la tecnica. Ma non sono bastate a sconfiggere a giuria. Roberto Cammarelle è medaglia d’argento dei supermassimi sconfitto dal padrone di casa Anthony Joshua dopo una gara che per tutti l’azzurro aveva dominato. Per tutti, ma non per le giurie: in vantaggio dopo i primi due round 13-10, Cammarelle ha perso, secondo un verdetto molto discutibile dei giudici, il terzo round 8-5 con la medaglia d’oro che è andata al pugile di casa.
Tanto che a fine gara l’Italia farà ricorso, poi respinto. L’atleta italiano aveva già vinto il titolo a Pechino, mentre ad Atene era stato medaglia di bronzo. “Dovevo essere io la medaglia d’oro? Grazie ma non basta, i cinque giudici non me l’hanno data e sono qui a raccontare una sconfitta che non ho subito, anche se nella terza ripresa non fatto quello che dovevo fare. Sapevo che avevo le giurie abbastanza di parte, ma pensavo di averle convinte nelle prime due riprese, poi hanno dato un verdetto di parità che brucia tanto. Ho conquistato tre medaglie d’oro alle Olimpiadi ma non mi ripaga da questa grande amarezza. Preferivo avere due medaglie d’oro che sapere cosa vuol dire perdere la finale” – così Roberto Cammarelle commenta con amarezza la sconfitta decisa dai giudici nella finale dei supermassimi ai Giochi di Londra. Il pugile italiano aveva vinto le prime due riprese ma alla fine i giudici hanno dato la parità 18-18 con l’inglese Anthony Joshua decretando poi la vittoria del pugile di casa. Inutile il ricorso presentato dall’Italia: bocciato senza appello.
L’azzurro soffre solo all’inizio del primo round, quando subisce un paio di destri, prima di rifarsi con gli interessi sul finale della ripresa, quando inchioda Joshua all’angolo e porta quattro colpi in serie al volto precisi e pesanti. Infatti, è premiato con un punto di vantaggio. Cammarelle aveva vinto la medaglia d’oro a Pechino 2008. “In Cina ho avuto meno problemi, la giuria era abbastanza d’accordo. Qua pensavo che sarebbe bastato arrivare ai punti, ma ho peccato di presunzione in quello, comunque ho dato tutto quello che potevo dare -ha proseguito il pugile azzurro a Sky-. Ho fatto una bella carriera, ho dimostrato negli anni di non mollare mai. I Giochi sono il massimo riconoscimento che un dilettante possa raggiungere. A 24 anni sono arrivato da numero 1 ai Giochi di Atene 2004 e il bronzo non mi è bastato. Ho lavorato per vincere sempre le Olimpiadi, una volta ci sono riuscito, due no, ma se penso che due mesi e mezzo fa non dovevo venire”.