10 maggio 1987. Sono passati esattamente 25 anni da quella data storica per la città di Napoli, una data pregna di significato per i caldi tifosi partenopei e il ricordo, nonostante sia trascorso un quarto di secolo, rimane vivido e inviolabile nella mente della gente. A girare in qua e la per le strade del capoluogo campano non è difficile imbattersi in un muro che porta i segni di quel giorno, euforico e adrenalinico, quasi irripetibile. Graffiti scoloriti, disegni stilizzati, scritte e slogan a sancire il trionfo degli azzurri in campionato e di un’intera città, sì perchè la conquista del primo scudetto a Napoli è stata vissuta non solo come un’affermazione prettamente sportiva ma come uno slancio, un riscatto a livello sociale e la fine della supremazia delle grandi corazzate del Nord, le varie Milan, Juventus e Inter che avevano fino ad allora dominato il panorama calcistico nel Belpaese.
Il tripudio che si visse dentro e fuori il San Paolo quel giorno è stato motivo d’orgoglio per tutto il sud del paese. L’entusiasmo fuori misura di quella giornata epocale è conservato gelosamente su nastri audio e video, microfoni tesi a raccogliere le voci tremanti e rotte dei protagonisti, telecamere sparse strategicamente in ogni punto della città ad immortalare la festa generale che rumoreggiò per giorni, colorando il centro come la periferia. Il 10 maggio 1987 era in programma la penultima giornata di campionato. Agli azzurri di Ottavio Bianchi serviva un solo punto per acquisire la matematica certezza dello scudetto e se lo presero contro la Fiorentina al San Paolo (al gol di Carnevale rispose la rete di Roberto Baggio). Juventus e Inter erano state neutralizzate, i bianconeri giunsero secondi d’un soffio davanti ai nerazzurri, il Napoli dopo una fenomenale cavalcata, chiuse a quota 42 punti, vincendo 15 gare, pareggiandone 12 e perdendone solo 3, con un bottino di reti fatte/subite di 41-21.
Insomma un trionfo su tutta la linea; era il Napoli del presidentissimo Ferlaino che riuscì ad allestire uno squadrone senza spingere la società sul lastrico, entusiasmo e voglia di emergere fecero il resto. Altri tempi, un’altra epoca. In maglia azzurra c’erano Diego Armando Maradona, idolo dei tifosi, che si laureò capocannoniere con 10 gol seguito dal compagno di squadra Carnevale a quota 8. Era il Napoli di Sosa, Carannante, De Napoli, Ferrara, Marino e Puzone. In quello stesso anno Maradona e soci si portarono a casa anche la Coppa Italia battendo in due round l’Atalanta a dimostrazione di una stagione memorabile. Che fosse iniziata una nuova era, quella dell’oro, si capì nelle annate successive quando i partenopei si piazzarono secondi nel nel 1987-88 e 1988-89, vincendo anche la Coppa Uefa e nel 1989-90 replicarono con la vittoria in campionato, centrando anche le semifinali di Coppa Italia e gli ottavi in Coppa Uefa.
Oggi ci sono Cavani, Lavezzi e Hamsik a portare in alto i colori azzurri, Maradona che ha sempre conservato intatto il suo ricordo di quegli anni ha voluto rivolgere un augurio speciale a tutti i tifosi nel giorno della memoria: “Sono sempre innamorato della mia Napoli e di quella maglia azzurra. E l’augurio che faccio a tutti i tifosi è che presto possano far festa per un altro scudetto” – ha detto El Pibe de Oro.