Non succedeva da nove stagioni, prima o poi doveva ricapitare, peccato però che sia accaduto proprio ieri, nella serata più importante della stagione 2011/2012. Il campionato, almeno per quanto riguarda lo scudetto è andato in archivio, laureando campione d’Italia la Juventus corsara a Trieste contro il Cagliari e relegando al secondo posto il Diavolo uscito con le ossa rotte nel derby evergreen con l’Inter che si può dire senza timore, ha sgambettato i cugini. Era dai tempi del campionato olandese che Zlatan Ibrahimovic non gustava il dolce sapore della vittoria a fine stagione. I numeri parlano chiaro, difficile sovvertirli, in Eredivisie quando era in forza all’Ajax Amsterdam prima squadra di blasone dello svedese di scudetti ne ha vinti due in tre anni, poi un susseguirsi di trionfi in tutte le formazioni in cui ha militato, fino a ieri.
Dopo il triennio olandese, Zlatan ha lasciato il segno in tutte le stagioni che lo hanno visto protagonista alla Juventus, Inter, Milan e persino al Barcellona anche l’annata al Camp Nou è stata costellata da tanti, troppi punti interrogativi. All’ombra della Torre Antonelliana la punta nordica ha conquistato due tricolori, poi sottratti ai bianconeri dalla Giustizia sportiva e dal processo Calciopoli che ha gettato nel fango la Vecchia Signora a ridosso dei Mondiali tedeschi. La sana abitudine di mettere le mani sul titolo nazionale più bello Ibra non l’ha persa neanche nella sua lunga permanenza in maglia nerazzurra, dando il meglio sotto la guida tecnica di Josè Mourinho. E’ la leggendaria Inter del Mou e lui non si fa trovare impreparato, segnando gol a raffica e raccogliendo consensi da tutte le parti. Persino al Barcellona riesce ad incidere e vivere l’ebbrezza della vittoria nel campionato di Liga nonostante i continui alterchi con Pep Guardiola. Ancora impresse nella memoria le scene di gioia incontenibile condivise con mister Allegri per lo scudetto vinto ai danni di Inter e Napoli dopo una stagione memorabile in cui lo svedese ha segnato 21 gol in 41 presenze complessive. Ieri l’incantesimo si è spezzato, dopo nove anni Zlatan ha dovuto assistere inerme ai festeggiamenti bianconeri recitando il mea culpa dopo il naufragio nel derby.
Una cosa, però, è certa: Ibra sa di aver fatto una stagione numericamente sopra le righe. I 35 gol stagionali (28 in campionato, 5 in Champions, e uno in Coppa Italia e Supercoppa) sono un lauto tributo ad un’altra annata strepitosa, l’amarezza per i “zeru tituli” incamerati resta. A In tal senso fa specie rivedere il video in cui l’attaccante simbolo del Diavolo nel settembre del 2010 quando fu presentato alla stampa dichiarava di voler vincere tutto a San Siro, una enorme carica di entusiasmo a cui però non sono seguiti i fatti. Il futuro? Certo sotto alcuni punti di vista, incertissimo sotto altri. Lui vorrebbe restare ma detta le sue condizioni alla società: “Non ho cambiato idea. Non ho dubbi su me stesso. La questione è se i dubbi li ha il club. Ho un contratto di altri due anni e sono felice di rimanere a Milano, voglio vincere qui. Bisogna però capire se la società ha dubbi sull’intero progetto, sui giocatori, sul futuro” – ha chiosato Ibracadabra che chiede un mercato senza precedenti, nomi di peso per centrare tutti gli obiettivi. E sullo scudetto perso al foto-finish con la Juve non cerca giustificazioni: “Ho giocato bene, ho segnato ma per me è meglio vincere con la squadra. Sono deluso. E’ stato un grande fallimento”.