E ci risiamo. Gli Europei di calcio in pieno svolgimento tra Polonia e Ucraina sono stati ancora una volta terreno di scontro tra le emittenti più popolari responsabili di seguire il grande evento calcistico. Proprio come è accaduto nel 2008 in occasione dell’Europeo giocato in Austria e Svizzera, anche la kèrmesse polacca-ucraina è a totale appannaggio della grande madre Rai che ne detiene i diritti. I risultati, l’audience e il seguito di telespettatori sono numeri incontrovertibili, cifre che parlano da sole. Milioni di spettatori sintonizzati su Rai Uno con picchi vertiginosi raggiunti quando gioca la nazionale azzurra. Anche tutti i format che gravitano intorno all’evento, gli speciali pre e post partita per esempio stanno riscuotendo ottimi risultati.
Caressa vs Mazzocchi
E allora dove sta l’inghippo? Nella qualità. La polemica è partita da una dichiarazione di Fabio Caressa, telecronista Sky intervistato domenica scorsa da Maria Rosa Tomasello per una serie di quotidiani locali del gruppo Espresso tra cui “Il Centro” e “La Nuova Sardegna”. Secondo il giornalista sportivo e voce di punta dell’emittente di Murdoch, la Rai continua a lasciare a desiderare sotto l’aspetto della qualità con telecronache approssimative e non sempre all’altezza, un servizio insomma non di primo livello: “Manca una nuova scuola Rai. Marco Lollobrigida per esempio avrebbe da noi avrebbe fatto carriera più in fretta. Evidentemente questo schema non funziona più, non solo nello sport” – ha tuonato Caressa. La critica non è andata giù ad un volto notissimo del giornalismo sportivo Rai nonchè inviato in prima linea ad Euro 2012. Marco Mazzocchi, team leader per la Rai ha risposto a tono sulle pagine degli stessi giornali: “Caressa dice una cosa giusta: che i nostri sono meno allenati dei loro, ma non ha alcun elemento per dire che non c’è una scuola o qualcuno che non sappia insegnare. Di sicuro loro fanno centinaia di telecronache, ma io che le seguo posso dire che non tutte sono ottime. Perché invece nessuno parla delle cose positive, per esempio che c’è una copertura totale della nazionale, cosa mai accaduta prima? Siamo bravi anche perché sappiamo sopportare le critiche, e ci vedono 15 milioni di persone, non un milione” – ha replicato Mazzocchi che ha fatto anche riferimento all’increscioso episodio della parolaccia in diretta sfuggita a Collovati in Russia-Grecia: “Secondo me dobbiamo imparare a far parlare di più le immagini. Dire: queste immagini si commentano da sole e parlare un po’ meno, ma questo non vale solo per noi della Rai, vale per tutti coloro che fanno questo lavoro. Ci piacciamo un po’ troppo, ci piace inventare la frase che diventa un tormentone per cui poi la gente ci riconosce, ma noi siamo mediatori per la gente di un evento, è la partita che deve essere protagonista”.
Mazzocchi mette a tacere Caressa
Tutto finito? Macchè. Mazzocchi ha rincarato la dose il giorno dopo a “Radio2” raggiunto da Max Giusti: “A me va benissimo che chi lavora in Rai sia esposto a critiche, siamo un canale pubblico, pagato con il canone. Non tutti quelli che criticano la Rai poi pagano il canone, ma va bene lo stesso: abbiamo delle responsabilità e ci piace accollarcele, perché altrimenti non faremmo questo lavoro e non saremmo bravi a farlo. Dopodiché contesto il fatto che un giornalista intervisti un commentatore di Sky(pe) per giudicare il lavoro della Rai, che è proprio deontologicamente sbagliato: è come se un giornalista intervistasse un tuo collega che deve giudicare il tuo lavoro, non si fa. Soprattutto se poi non si pensa nello stesso articolo di sentire anche te, che magari hai diritto di replica. Secondo, non ci sta che il tuo collega o il tuo antagonista risponda, perché è buona norma tra colleghi non giudicare il lavoro degli altri. Terzo, soprattutto è buona norma non dire ca**ate”.