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Il mondo del calcio ripiomba nella bufera dopo gli ultimi provvedimenti emanati dalla Procura di Cremona. L’ennesima tranche dello scandalo che continua ad infangare il calcio italiano ha fatto saltare fuori nomi conosciuti, volti noti e amati. Questo non è che un nuovo e imbarazzante capitolo dell’operazione Last Bet condotta da diverse procure nazionali che hanno portato ad iscrivere nel registro degli indagati nel dicembre scorso i vari Carlo Gervasoni, Filippo Carobbio, Alessandro Zamperini e Luigi Sartor, preceduti da un’altra sfilza di presunti responsabili indagati nel giugno 2011, tra cui spicca il nome di Beppe Signori. Insomma, lo sciame sismico non da segnali di tregua, al contrario sembra allargarsi a macchia d’olio. Il procuratore capo di Cremona, Roberto Di Martino ha dato il suo via libera per iscrivere nel registro degli indagati 19 persone, 19 provvedimenti restrittivi, il tutto condito da alcuni arresti.
L’accusa è sempre la stessa: associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva formulata dalla Procura di Cremona, nella lista nera spiccano i nomi di il capitano della Lazio Stefano Mauri e i giocatori Omar Milanetto ex Genoa ora al Padova, Paolo Domenico Acerbis del Vicenza, Marco Turati del Modena (ex Ancona), Cristian Bertani della Sampdoria (ex Novara), Alessandro Pellicori (ex Mantova e Torino, poi svincolato dal Queen’s Park Rangers) e Matteo Gritti, portiere del Bellinzona, tutti arrestati per frode sportiva. In manette sono finiti anche 5 esponenti della rete ungherese addetta alla manipolazione e monitoraggio delle combine sportive. Sotto inchiesta ci sono calciatori di Serie A e B, dirigenti e tecnici di società professionistiche. Un fascicolo è stato aperto anche a carico di Antonio Conte, tecnico della Juventus campione d’Italia e indagato per illecito quando sedeva sulla panchina del Siena, Domenico Criscito in forza allo Zenit San Pietroburgo e l’ex compagno di squadra, il bianconero Leonardo Bonucci compiacente nel periodo di militanza al Bari. La Procura di Cremona ha inoltre disposto il sequestro di portatili, telefoni cellulari e iPhone, la sotrazione ha interessato anche il pc e l’iPhone di Conte che si è detto totalmente estraneo ai fatti e attende che la giustizia faccia il suo corso.
Blitz della polizia a Coverciano
Il polverone non ha risparmiato neanche la nazionale azzurra di Cesare Prandelli impegnata in quel di Coverciano in vista degli Europei in Polonia e Ucraina. Le forze dell’ordine hanno fatto irruzione nel centro sportivo fiorentino, eseguendo perquisizioni a raffica nell’ambito dell’inchiesta. Nel 2006 lo scandalo Calciopoli mise in ginocchio agli occhi del mondo il nostro paese, fornendo un’immagine di corruzione a tutti i livelli. Quell’anno, gli azzurri di Marcello Lippi volarono in Germania per riscattare sul campo l’onta della vergogna, riuscendovi, ci chiediamo se Last Bet e tutte le sue ripercussioni daranno anche questa volta la scossa e l’Italia dimenticherà ciò che succede nel BelPaese, trovando i giusti stimoli per farsi valere tra Kiev e Varsavia.
I match sotto accusa
Per il momento sono tre le gare incriminate e sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti. Novara-Siena del primo maggio 2011, terminata 2-2, sembra inchiodare Antonio Conte. A puntare il dito contro il tecnico bianconero è stato Carobbio che ha reso una dichiarazione spontanea ricordando come l’allenatore leccese nel pre-gara aveva ammesso ai giocatori una combine in corso con la società piemontese affinchè il match terminasse con un pari.
L’altro match sotto torchio è Lazio-Genoa del 14 maggio 2011 finita 4-2 i favore dei biancocelesti. Le indagini dovranno stabilire se la gara è stata decisa a tavolino e le responsabilità a carico di Milanetto, Sculli, Mauri e Criscito indagati per presunta manipolazione.
Infine Lecce-Lazio, gara fitta di gol e terminata con un rocamboleso 4-2 per gli ospiti. Secondo gli inquirenti, sotto precise disposizioni del gruppo ungherese di organizzatori, il match è stato falsato e risulta sotto inchiesta. La frode avrebbe fruttato due milioni di euro incassati dalla rete truffaldina con sede in Ungheria, di cui 600 mila euro utilizzati per corrompere alcuni giocatori delle due squadre.