In Russia, ennesimo brutto episodio di razzismo per Roberto Carlos: durante un match a Samara (regione del Volga) tra l’Anzhi Makhachkala, team del brasiliano, e una formazione locale, uno spettatore ha lanciato in campo una banana dove stava correndo R.Carlos. Stizzito il brasiliano ha raccolto il frutto e si è fatto sostituire.
Il match valeva per la 15/a giornata del campionato russo e, con gli ospiti in vantaggio per 3-0, qualche tifoso annoiato deve aver pensato bene di farsi notare.
Purtroppo un gesto simile era accaduto già a marzo 2011 (nella foto dell’articolo) quando un tifoso a San Pietroburgo aveva mostrato davanti al brasiliano che si trovava in trinuna una banana prima dell’inizio della partita tra il Makhachkala e lo Zenit. Risultato? Il club è stato condannato ad una ammenda di 300 mila rubli (circa 7.500 euro), mentre al tifoso è stato vietato di assistere alle partite della squadra.
Il gesto è stato deplorato dai due club e dalle autorità calcistiche russe: “Uno stadio non è un posto per il razzismo”, ha detto l’ Anzhi Makhachkala in un comunicato diffuso sul suo sito, invitando a identificare e punire l’autore del “gesto abominevole”. Il club di Samara ha presentato le sue scuse a Roberto Carlos, promettendo di “fare tutto il possibile per trovare e punire il mascalzone che ha insultato questo calciatore meraviglioso e rispettato”. Ovviamente nessuno in Russia vuole perdere uno dei veri pochi campioni del campionato…
Anche la Lega russa ha riferito di essere rimasta “indignata” per il gesto “vergognoso”, invitando i tifosi a non permettere di “disonorare il football russo”: è stata anche avviata un’inchiesta per punire il colpevole “nel modo più severo”. Il portavoce Serghei Golchteïn ha però specificato: “Cerchiamo di identificarlo a causa dell’ indignazione della società, ma nessuna responsabilità legale è contemplata per lancio di banane o altri oggetti sul terreno”. E quindi niente punizione esemplare?
Il brasiliano, 38 anni, ha riferito al quotidiano Sport Express di essere profondamente deluso: “Mi ha tolto la voglia di giocare. Spero che la Federcalcio russa, la Uefa e la Fifa valutino con la giusta severità quello che è successo. Gesti del genere, nei Paesi civili, non vengono tollerati. Non è stato un atto d’impulso ma consapevole e premeditato. Sono uscito perché fosse data la giusta attenzione a quello che è successo e perché siano prese le misure necessarie: i tifosi devono andare allo stadio per divertirsi, ma rispettando i giocatori”.
Che siano le parole di addio al calcio per uno dei terzini più forti di sempre?
Comunque l’ennesima dimostrazione di come il razzismo sia una piaga ancora forte nella nostra società: speriamo sia uno degli ultimi episodi del genere. Il calcio è ben altro…