La Ferrari è indiscutibilmente un marchio di spicco dal punto di vista automobilistico, ma anche il cavallino rampante ha toppato in passato.
La Ferrari come sappiamo bene è uno dei marchi più prestigiosi e amati dell’intero panorama automobilistico mondiale del passato, del presente e verosimilmente del futuro. Una società capace di realizzare i sogni del suo fondatore e di chi lo ha succeduto. Ma anche di appassionati e automobilisti provenienti da ogni angolo del globo.

Non a caso è accostata ad aziende provenienti da altri settori come Apple o Coca Cola, a testimonianza dello straordinario risultato ottenuto dal cavallino rampante anche soltanto a livello di importanza del brand negli anni. Gran parte del merito sta certamente nella qualità, nell’importanza e nella bellezza delle realizzazioni della casa costruttrice di Maranello, e su questo non vi è alcun dubbio.
Tuttavia, perché in Ferrari ci lavorano uomini e donne e non di certo robot, ci sono stati anche momenti in cui la rossa non è riuscita a rispettare le ambiziosissime e altissime aspettative create nel corso del tempo dalla società stessa. Automobili che non hanno reso come ci si sarebbe aspettati inizialmente. Oggi parleremo proprio di questo argomento. Perché sì, piaccia o meno, anche alla Ferrari è capitato qualche inciampo di troppo.
Dalla Mondial alla ‘2+2’: poteva andare decisamente meglio
FERRARI MONDIAL: l’auto in questione è stata prodotta dal 1980 al 1993. Dedicata alla conquista del mondiale di F1 della stagione precedente, presentava una linea adatta ad un’auto 4 posti. In un certo senso trattasi di modello rivoluzionario, come certificato dalle grosse griglie laterali, presenti successivamente pure nella mitica Testarossa. L’abitacolo era elegante e montava pulsanti elettrici volti a rimpiazzare le leve meccaniche a tirante. Il motore era un V8 capace di erogare fino a 214 Cv di potenza massima e spingeva l’auto fino a 220 chilometri orari. Tale auto ebbe però poca fortuna. Era considerata troppo poco potente e soprattutto fin troppo pesante per gli standard dell’epoca.
FERRARI 365 GT4 2+2: prodotta in versione originale dal 1972 al 1976, venne presentata al Salone dell’automobile di Parigi del ’72. Per quattro anni venne commercializzata con il risultato di 521 esemplari e tre prototipi realizzati. Disegnata da Pininfarina, la sua linea fu una pietra miliare per il design Ferrari essendo ripresa successivamente dalle 400 e 412. Il motore era un V12 capace di erogare 340 cavalli. Col senno di poi fu una grande vettura; ma non capita, almeno nella sua epoca. Sia esteticamente che tecnicamente, non lasciò mai davvero il segno fra appassionati e addetti ai lavori. La storia, in un certo senso, gli ha reso comunque merito.
Dalla controversa 348 alla Dino: Ferrari sbiadita
FERRARI 348: prodotta dal 1989 al 1995 in sostituzione della Ferrari 328, fu presentata al Salone dell’automobile di Francoforte. Il prezzo di listino si attestava sui 140 milioni di lire. Il motore si aggirava sui 300 cavalli e per svariati motivi tale auto si ispirava alla Ferrari Testarossa. Tuttavia, ebbe decisamente meno successo della mitica vettura di Maranello. Ad esempio, l’ex Presidente della rossa Luca Cordero di Montezemolo, non la considerava propriamente una Ferrari in tutto e per tutto. Anzi, è arrivato anche a definirla ‘la peggiore di sempre’ per quanto permane le creature del cavallino rampante.

FERRARI DINO 308 GT4: prodotta tra il 1974 e il 1980, al Salone di Parigi del 1973 – dove venne presentata – fu criticata per il montaggio del motore V8, quasi un’eresia motoristica all’epoca. Soprattutto perché la Ferrari era nota per l’utilizzio del V12. Il design non era firmato Pininfarina, al contrario di quanto si sarebbero aspettati appassionati e addetti ai lavori, bensì Bertone. Una sorta di delusione mischiata ad un odio che però, anche in questo caso, si rivelò esagerato. Anche in questo frangente, infatti, si trattò di un modello poco capito e decisamente rivoluzionario; soprattutto per la quantità di novità adottate, a partire dal motore V8 – capace di erogare fino a 230 Cv di potenza massima – per arrivare al comando degli oragni di distribuzione comandato da cinghie dentate in gomma. Non è stata compresa nell’immediato, e di questo paga un prezzo troppo caro ancora oggi.