La manovra Monti, denominata salva Italia, è finalmente diventata legge, approvata con voto di fiducia in Parlamento. Con la manovra sono state apportati numerosi cambiamenti al sistema previdenziale. Il tema delle pensioni è stato fin dall’inizio quello più scottante, e le polemiche non sono destinate a spegnersi neanche ora.
La proposta iniziale di riforma delle pensioni è stato in qualche modo reso meno rigido e brusco durante il suo passaggio in Parlamento grazie agli emendamenti, ma resta il fatto che la riforma della previdenza era e resta il nodo più difficile da sciogliere per qualsiasi governo, vista la necessità di modificare un sistema insostenibile da un lato, e la necessità di tener conto dei paletti e le critiche dei sindacati dall’altro.
La vera grande riforma del nuovo governo è l’estensione del sistema contributivo a tutti i lavoratori a partire da gennaio 2012. Gradita sorpresa invece la cancellazione parziale del blocco degli adeguamenti delle pensioni, tema comunque ancora caldo su cui i sindacati chiedono ulteriori confronti.
Secondo quanto previsto dalla manovra l’indicizzazione delle pensioni sarà prevista per gli assegni fino a 936 euro limite massimo oltre il quale non ci sarà rivalutazione annuale in base al costo della vita. Anche in questo caso la discussione è ancora aperta, perché il limite di indicizzazione sembra davvero troppo basso. E’ probabile quindi che si arriverà ad un compromesso: una indicizzazione per coloro che superano tale somma del 50 o 70% fino a 1.400 euro e del 100% per chi invece resterà al di sotto di 1.170 euro, ovvero 2,5 volte la pensione minima.
Una delle novità più importanti dell’ultima ora riguarda senza dubbio le cosiddette pensioni d’oro, superiori ai 200 mila euro annui, che saranno soggette secondo quanto previsto nella manovra Monti ad un prelievo maggiorato che si aggirerà sul 25% dell’importo ricevuto dal pensionato. Un contributo di solidarietà che finalmente introduce nella finanziaria quell’equità tanto sbandierata ma fino ad oggi solo intravista in un mare di provvedimenti discussi e discutibili.
Il cambiamento più grande, come detto, è l’introduzione del sistema contributivo pro rata. Cosa cambia in sostanza? La pensione non sarà basata sul reddito ottenuto nell’ultima parte della vita lavorativa, ma sarà calcolata in base ai contributi effettivamente versati, sistema con cui si favoriscono coloro che resteranno più a lungo al loro posto di lavoro.
Questo sulla carta, perché i nuovi pensionati potrebbero in realtà ritrovarsi una pensione più leggera: secondo il nuovo sistema, infatti, sui contributi versati dal 2012 in avanti, gli anni in più che il lavoratore passerà nel proprio impiego avranno un peso minore rispetto al calcolo retributivo, generando pertanto un potenziale deprezzamento per le nuove pensioni. Il che, in poche parole, significa che continuare a lavorare oltre i requisiti di età potrebbe diventare addirittura sconveniente.
L’età della pensione si innalza con effetto immediato per gli uomini, mentre le donne si metteranno in pari gradualmente. Si innalza a 42 anni e 2 mesi il limite minimo per andare in pensione anticipata (la cosiddetta pensione di anzianità) per gli uomini già dal 2012, mentre per le donne tale aumento sarà graduale fino al 2018 previsto come data ultima per l’adeguamento volto a portare a 66 anni l’età minima per la pensione.
Nel 2012 l’età minima per la pensione ordinaria delle lavoratrici autonome sarà fissato a 63 anni e 6 mesi mentre per le dipendenti private sarà di 62 anni. Nel 2014 si arriverà quindi a 64 anni e 6 mesi, un anno in più rispetto alle dipendenti del settore privato, crescendo ancora nel 2016 a 65 anni e sei mesi e finalmente nel 2018 si arriverà a 66 anni per tutti i settori.
Entro il 31 dicembre 2011, per essere in regola con gli aggiornamenti pensionistici bisognerà chiedere una certificazione del diritto alla pensione al proprio ente previdenziale ma, consuetudine tutta italiana, il modulo di richiesta non è ancora pronto. Visti i tempi ristretti, quindi, coloro che hanno raggiunto i requisiti necessari potranno farne domanda anche dopo la fine del 2011.
Nel testo finale della manovra si è anche cercato di spingere verso l’armonizzazione dei trattamenti tra le diverse categorie di lavoratori, anche per quanto riguarda i prelievi. Saranno quindi maggiorate le aliquote per i lavoratori autonomi, portate al 27% dal gennaio 2018 in modo da avvicinarsi a quelle dei lavoratori subordinati che sono attualmente 33%.
Di grande importanza per milioni di pensionati è poi l’innalzamento del tetto massimo relativo cash pagabile senza necessità di apertura di conto corrente, il che comporterà la possibilità per i pensionati di ritirare la pensione senza necessariamente depositarla su conto fino a 980 euro, mentre secondo il progetto iniziale il limite era di 500 euro.