I 10 lavori più richiesti dal mercato italiano

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Come cambia il mercato del lavoro e, soprattutto, quali sono i lavori più richiesti in Italia? Ha provato a rispondere un Rapporto del Ministero del Lavoro, che ha messo il luce realtà curiose. Il dato più importante è la tendenza del mercato italiano ad assorbire lavoratori non specializzati e contratti flessibili. L’impressione è che l’Italia non sia più un Paese per i professionisti specializzati e per il contratto a tempo indeterminato, come pure vorrebbe il governo Renzi. Negli ultimi anni abbiamo assistito a picchi di assunzione per braccianti agricoli, camerieri e manovali non qualificati, mentre il contratto precario ha raggiunto ormai il 64% del totale dei contratti firmati. E continuano a sussistere nette differenze tra le diverse aree del Paese.

In generale lo scorso anno ha visto un calo del numero di contratti avviati rispetto al 2011 (e non si tiene conto dei licenziamenti). Se il terziario continua a rappresentare la valvola di sfogo principale del lavoro in Italia degli ultimi anni, la distribuzione delle professioni a livello geografico riserva delle sorprese: il Nord incorpora la metà dei contratti per l’industria (50%), per le comunicazioni, attività finanziaria e servizi alle imprese (oltre il 49%); il Sud al contrario concentra nelle sue regioni più del 65% dei nuovi contratti nell’area agricola (solo il 23,7%). Si ripropone ancora una differenza che il Paese porta avanti dall’Unità, con un Nord industriale e un Sud che sfrutta le sue ricchezze agricole (ma non quelle turistiche, visto che i contratti nel settore sono in flessione).

Raccontato questo quadro generale, quali sono le professioni più richieste dal mercato? Per quanto riguarda gli uomini la lista del Ministero si apre proprio con i braccianti agricoli (15,1% dei contratti totali del 2012, 767.405 assunzioni), seguiti da camerieri e professioni assimilate (8,1%, 441.262 assunzioni), manovali e personale non qualificato dell’edilizia civile (4,3%, 217.777 assunzioni). Fin qui nessuna novità rilevante, ma è la seconda metà della Top 10 che regala qualche novità interessante: si parte con i cuochi in alberghi e ristoranti (3,9%, 196.870 assunzioni), forse sulla scia della mania per la cucina che imperversa in televisione. Si prosegue con facchini ed addetti allo spostamento delle merci (3,3%, 166.366 assunzioni), ma la vera sorpresa sono le 157.191 assunzioni tra registi, direttori artistici, attori, sceneggiatori e scenografi (3,1% del totale).

Nonostante la crisi del settore del commercio, resistono le assunzioni di commessi delle vendite al minuto (2,4%, 120.027 assunzioni), baristi e professioni assimilate (2%; 102.906 assunzioni). Chiudono la classifica i muratori in pietra, mattoni e refrattari (1,9%, 97.950) e autisti di taxi e altri veicoli (1,8%, 89.617). Sono numeri di un Paese in recessione, ma anche indicazioni che c’è qualcosa che non torna nel concetto di lavoro degli italiani: molti di questi mestieri sono lavori che gli italiani non vogliono più fare e che, di conseguenza, vengono affidati a manodopera straniera. Forse è il caso che iniziamo a cambiare anche un po’ la nostra mentalità prima di lamentarci della crisi economica. Altrimenti neanche il contratto unico a tempo indeterminato potrà aiutare le migliaia di giovani che si trovano senza occupazione.