Facebook influenza le aziende, assunti o licenziamenti in base ai social network?

Facebook lavorare

I social network sono diventati parte integrante della nostra vita quotidiana, e questo è un dato di fatto. Al tempo stesso Facebook e soci sono entrati a far parte anche della vita delle aziende, assumendo con il passare degli anni un ruolo sempre più importante. Oggi per un’azienda sopravvivere significa anche tenere conto delle dinamiche dei social network, ma la vera domanda a questo punto è sull’influenza che essi hanno sulle dinamiche di gestione del personale. Ovvero: le aziende si fanno influenzare da Facebook quando si tratta di assumere nuovo personale o anche di giudicare i propri dipendenti?

Non esiste ovviamente una risposta univoca, visto anche che le diverse realtà imprenditoriali in Italia si trovano a diversi livelli di “sapienza tecnologica”. C’è chi è pienamente connesso con le nuove dinamiche e chi invece ancora ignora l’esistenza (o meglio l’importanza) dei social media. Diverse ricerche dimostrano comunque come anche dalle nostre parti i responsabili delle risorse umane facciano sempre più affidamento sulle informazioni virtuali quando si tratta di scegliere.

Questo significa che spesso la nostra vita virtuale vale quanto o più del nostro curriculum, non soltanto per le tracce delle nostre esperienze lavorative online (su siti come Linkedin, ad esempio), ma anche e soprattutto per la nostra sfera privata e tutte quelle informazioni su di noi che sono facilmente reperibili nonostante le varie policy sulla privacy. Chi ha provato almeno una volta a cercare se stesso su Google sa bene di cosa stiamo parlando. In rete c’è molto di noi, di cosa pensiamo e di cosa facciamo. Il nostro credo, le nostre preferenze, le nostre idee politiche, i nostri gusti. E il bello è che siamo noi stessi a fornire questi dati.

Tutti dati che però finiscono per influenzare le scelte aziendali, e che nel recente passato hanno portato a vicende clamorose e quasi paradossali, come nel caso di quelle persone che sono state licenziate per aver espresso su Facebook un giudizio negativo sulla propria azienda o su qualche superiore. Sui social network e su Internet in generale, poi, le bugie hanno le gambe corte, come dimostrano i tanti lavoratori in malattia beccati a fare baldoria o addirittura in vacanza. Piccoli esempi per dimostrare come, volenti o nolenti, la nostra vita virtuale influenza quella lavorativa.

Su Business Insider è stata riportata una ricerca che dimostra come il profilo di Facebook possa essere utilizzato come strumento per comprendere le performance lavorative di una parsona. Pubblicata sul Journal of Applied Social Psychology, la ricerca ha coinvolto sei esperti delle risorse umane, che hanno valutato le pagine Facebook di 518 studenti attraverso la teoria del Big Five, partendo dal presupposto che le persone tendono ad esternalizzare le proprie tendenze personali nel loro ambiente di riferimento sia attraverso un meccanismo d’identità sia attraverso un certo comportamento.

Secondo i ricercatori, Facebook e gli altri social network rappresentano una scappatoia per chi deve assumere o giudicare perché forniscono dati sensibili senza la fatica della ricerca vecchio stile (colloqui o assessment). Le aziende tracciano così un profilo psicologico dell’individuo ancora prima di incontrarlo, ma questo oltre che scorretto è anche limitante. Il perché è semplice ed evidente: scegliere e giudicare in questo modo è discrminatorio, anche quando a guidare l’HR sono le migliori intenzioni.

Chiudiamo con una domanda inquietante che riassuma il tutto. Può però essere declinata in infinite varianti e dimostra come usare solo Internet nella selezione può esporre a problemi etici: perché io azienda dovrei assumere una persona altamente qualificata ma con idee politiche a me non gradite quando posso sceglierne un’altra meno brava ma più facile da asservire?