Auto, come risparmiare comprando all’estero

comprare auto all'estero

Dall’Unione Europea arriva una proposta che potrebbe portare molti vantaggi a chi deve acquistare un’auto nuova: l’idea è quella di unificare realmente il mercato abbattendo i costi amministrativi che al momento sono la vera barriera per chi cerca di risparmiare comprando all’estero. I dati relativi alle vendite, d’altra parte, parlano chiaro e per smuovere il mercato in tempo di crisi l’unica soluzione è quella di consentire un vero risparmio. Il guadagno, in questo caso, non è però solo dell’acquirente ma anche delle imprese. Vediamo perché.

Comprare all’estero, si risparmia davvero?

Se la crisi del mercato interno viene spesso imputata alla congiuntura economica particolarmente sfavorevole, per spiegare la crisi del settore non basta dare la colpa ai conti in rosso degli italiani. Questo dato insomma racconta solo una parte della storia, cui va aggiunta la questione prezzi per avere il quadro completo. In questo senso le analisi non recano frutti proprio positivi, visto che in media sul mercato italiano le auto costano più di molti degli altri mercati europei, con l’eccezione della Francia che riesce a fare peggio di noi. Alcuni esempi spiegano meglio il concetto.

Il quotidiano Libero ha preso come esempio alcune auto diffuse su tutto il territorio europeo. Partiamo con la Fiat Bravo, prodotto nostrano che in Italia costa 16.940 euro mentre in Germania 15.690 e in Spagna 12.100. Osservando le marche straniere il discorso non sembra cambiare: una Peugeot 3008, ad esempio, da noi costa 21.180, in Germania 21.150 e in Spagna 16.700. Sono proprio queste differenze ad aver spinto la Commissione a pensare ad una riforma strutturale del mercato, aprendo realmente i confini e liberano acquirenti e imprese da quei legacci economici e amministrativi che rendono oggi complesso comprare all’estero.

Nonostante tutto, già oggi questo tipo di acquisto è molto frequente, se è vero che la Commissione ha calcolato che ogni anno vengono trasferiti circa 3,5 milioni di veicoli da uno Stato all’altro, da immatricolare poi con le modalità previste dalle leggi nazionali. La proposta vuole toccare proprio queste procedure con l’intento di ridurre “drasticamente il peso ingiustificato” delle procedure amministrative di immatricolazione dei veicoli provenienti da un altro Stato membro. Un risparmio stimato di 1.5 miliardi di euro l’anno per tutti i soggetti, imprese, cittadini e autorità.

Acquistare un’auto all’estero: le procedure

Abbiamo visto che la differenza di prezzi rende molto conveniente per un italiano acquistare l’auto nuova all’estero. Quali sono allora i problemi che frenano il diffondersi di questa pratica? I più importanti, come detto, sono di tipo amministrativo e legate alle differenti normative tra i vari Paesi, come spiega la stessa Commissione in un comunicato: “Normative differenti e requisiti a volte contraddittori rendono questa procedura, che nel mercato unico del ventunesimo secolo dovrebbe essere semplice, ancora lunga e complicata”. Questione di burocrazia, che fa aumentare i tempi d’attesa e i costi legati al trasferimento.

Come sottolineato nel comunicato, “per completare la procedura sono necessarie in media cinque settimane, e il costo stimato per i cittadini e le imprese è di 400 euro. I problemi che ne derivano costituiscono inoltre un ostacolo non da poco alla libera circolazione dei beni, dei servizi e dei lavoratori, e quindi alla crescita e alla creazione di posti di lavoro in Europa”. Limitandoci al mercato italiano, notiamo poi che il processo di immatricolazione è ancora più complesso che altrove. Questione di burocrazia ma anche di Fisco, visto che la guardia di finanza è sempre molto attenta a questo tipo di movimento per evitare le frodi dovute all’evasione dell’IVA.

A questo va poi aggiunto il costo delle agenzie esterne specializzate, cui la maggior parte dei potenziali acquirenti si rivolgono proprio per non dover affrontare le lungaggini amministrative. Una situazione davvero paradossale in tempi di libero mercato, che però potrebbe cambiare con la proposta all’esame attualmente. I tempi eventuali non sono comunque brevissimi: ci vuole un anno prima che il regolamento venga eventualmente approvato, cui va aggiunto un altro anno per consentire alla motorizzazione di aggiornare software e procedure. Se ce la fate ad aspettare, il risparmio sarà comunque notevole.