Affitti brevi: cosa sono, come funzionano, le tasse e le regole da conoscere

Sempre più sul mercato immobiliare si fa affermando la preferenza per gli affitti brevi. Cosa sono, come funzionano e quali sono le tasse e le regole da conoscere relative a questa tipologia di affitto lo vedremo assieme, grazie a questo approfondimento a tema. Vedremo principalmente se e quando è opportuno per il locatore stipulare un contratto di affitto breve e quali sono le condizioni e i vantaggi sia per il proprietario dell’immobile, sia per l’affittuario.

Cosa sono gli affitti brevi?

Gli affitti brevi sono dei contratti di locazione che prevedono un uso transitorio dell’immobile in affitto, generalmente non più lungo di 18 mesi e valido anche per soggiorni retribuiti di pochi giorni, come nel caso di case messe a reddito con locazione turistica.

Come funzionano gli affitti brevi

Come funzionano gli affitti brevi? Pur essendo dei contratti di locazione in piena regola, gli affitti brevi non seguono la normativa tipica del settore, ovvero la legge 431/1998, ma sono regolamentati dal Codice Civile che lascia maggior flessibilità circa la scelta di obblighi e doveri delle parti contraenti.

In linea generica, possiamo però dire che sono le motivazioni del soggiorno a sancire le regole e gli obblighi da rispettare: un turista che alloggia per un solo week end avrà giustamente obblighi diversi rispetto a chi, per esempio, affitterà l’immobile per 3 mesi.

Le tasse e le regole dell’Agenzia dell’Entrate per gli affitti brevi

Nonostante il Codice Civile preveda una certa flessibilità per gli affitti brevi, ci sono tasse e regole dell’Agenzia delle Entrate che vanno rispettate.

I contratti di affitti brevi di natura turistica sono quelli inferiori a 30 giorni. Il locatario è tenuto a specificare all’interno del contratto non solo la durata e l’entità del canone, ma anche le motivazioni dell’affitto: nel caso mancasse questa informazione, si incorre in sanzione. Tale tipologia di contratto non prevede il pagamento né di bolli, né di imposte particolari, a meno che l’immobile non sia affittato per uso professionale.

Gli affitti brevi di natura transitoria sono tutti quelli superiori ai 30 giorni, ma che non vanno oltre i 18 mesi. In questo caso, il locatario è tenuto a registrare il contratto con tanto di bollo e raccomandata all’Agenzia delle Entrate. All’interno del contratto dovranno essere specificati l’importo dell’affitto e l’ammontare del deposito cauzionale. Le ultime normative prevedono anche per questa tipologia di contratto l’uso della cedolare secca, con tassazione a regime agevolato. E’ importante ricordare, infine, che altresì in questo caso il locatario deve comunicare alle autorità locali la presenza dell’affittuario.

Perché scegliere un affitto breve

Stando ai dati rilasciati da CleanBnB, azienda italiana del settore delle locazioni a breve termine, fra le diverse tipologie di affitto quella dell’affitto breve è la più remunerativa e comoda per il proprietario. Secondo le simulazioni effettuate dall’azienda, il locatario guadagnerebbe circa il 50% in più rispetto ad una locazione di tipo tradizionale. Inoltre, ha la possibilità di usufruire dell’immobile periodicamente, ritornandone in possesso a scadenza di contratto. Infine, grazie alla cedolare secca, la tassazione ha un regime agevolato e in alcuni casi si può chiedere di saldare l’interno soggiorno alla stipula del contratto, evitando così una eventuale morosità.

Per un affittuario preferire un affitto breve vuol dire assecondare le proprie esigenze di flessibilità, sia che si tratti di una semplice vacanza, sia che si parli di trasferimenti temporanei per motivi di studio, lavoro o salute.