Servizio Pubblico, ira dei sardi su Castelli: “Non rompere” (video)

operai sardi a Servizio Pubblico

Momenti di grande televisione si sono vissuti durante la puntata di Servizio Pubblico del 26 gennaio 2012. In studio per la trasmissione è presente anche il senatore della Lega Nord Roberto Castelli, per l’occasione arrivato con il coltello tra i denti pronto a polemizzare con chiunque, dal pubblico in studio fino agli operai intervistati nelle fabbriche.

Il tema della serata non poteva essere che l’ondata di proteste che stanno bloccando l’Italia in questi giorni, e in studio ci si interroga sulla natura di questi movimenti e delle sue rivendicazioni. A partire ovviamente dal movimento dei forconi in Sicilia ma andando anche in Sardegna, regione che più di tutte sta pagando il blocco delle merci.

Castelli tenendo fede al suo spirito pro-Nord, impiega davvero poco tempo prima di iniziare a discutere con siciliani e sardi, ma alla fine con un colpo di teatro degno del peggior avanspettacolo abbandona lo studio offeso perché un sardo ruspante lo apostrofa con un sonoro “Castelli tu a me non mi devi rompere i co***oni”.

Davanti ad una presa di posizione così forte il leghista propende per una ritirata strategica subodorando il peggiorare della situazione. Un’uscita di scena che francamente poteva risparmiarsi, visti anche i toni che di solito il suo partito utilizza per esprimersi sui temi del giorno o anche per rivolgersi alle persone. Tutto nasce perché i sardi cercano di spiegare la situazione di disagio della regione, con Castelli che in sottofondo ribatte “Sapete perché non c’è lavoro?”.

Sembra quasi pronto a sciorinare la sua teoria sull’immigrazione e sul Sud che ruba, ma il buon operaio anticipa le sue mosse e lo costringe alla resa. Non solo, perché già prima Castelli si era inimicato i siciliani, che pure il suo ex amico Silvio Berlusconi aveva sempre trattato con i guanti: “La Sicilia è quella che spreca di più. Voi avete 23 mila dipendenti pubblici, mentre in Lombardia ce ne sono solo tremila”. Il concetto sarebbe anche giusto, ma chi lo sa perché quando queste parole escono dalla bocca dei leghisti diventano automaticamente odiose.