La 69esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia ha aperto i battenti da due giorni, eppure al Lido è già tempo di polemiche e film scandalo. A portare un po’ di pepe nel cartellone del Festival ci ha pensato Ulrich Seidl, regista austriaco abituato alle provocazioni, che ha presentato il suo nuovo film Paradise Faith (Paradies Glaube in originale). Il motivo dello scandalo? Una scena di auto-erotismo con un crocifisso.
Ci vuole un gran coraggio per venire a presentare un film del genere in Italia, Paese ancora decisamente moralista dove gli interventi della Chiesa nelle faccende pubbliche sono fatto quotidiano. Paradise Faith era molto atteso perché fin dal trailer mostrava le sue potenzialità, sia a livello artistico che di catalizzatore mediatico. Così è stato, e mentre in sala partivano gli applausi, su certa stampa e su Internet si accendevano i primi focolai di polemica.
La protagonista del film si chiama Anna Maria, ed è una maniacale ultracattolica che vive della sua fede estrema: si auto-flagella, si infligge la pena del cilicio, cammina per casa in ginocchio pregando, si scaglia contro il sesso, nemico della purezza e frequenta comunità di “estremisti” come lei. Inoltre, come se non bastasse, gira per la città imbracciando una statua della Madonna e bussando a casa degli sconosciuti (per lo più immigrati) cercando di convertirli.
Il conflitto si svolge anche nelle mura di casa, visto che Anna Maria convive con un uomo paraplegico e musulmano che non tocca da anni e che, quando lei è assente, stacca tutti i crocifissi da muro, le immagini dei santi e le foto del Papa. Un’atmosfera asfittica e soffocante, che esplode nella già citata scena in cui la donna stacca con grande rispetto il crocifisso dalla parete, lo bacia e, infine, lo usa per masturbarsi sotto le coperte. La polemica è servita. Ecco il trailer di Paradise Faith.